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Clochard bruciato vivo nel Veronese, indagati 2 minorenni: “Era uno scherzo”

Inizialmente si era pensato a una fatalità dovuta a una sigaretta ma le indagini invece ora ipotizzano l’omicidio. Indagati un 13enne e un 17enne già visti in precedenza mentre prendevano di mira il 64enne ucciso.
A cura di Antonio Palma
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Potrebbe esserci una svolta nelle indagini sul caso del clochard di 64 anni bruciato vivo nell'auto in cui dormiva la sera del 13 dicembre scorso, a Santa Maria di Zevio, in provincia di Verona. Inizialmente si era ipotizzato un tragico incidente forse dovuto a un sigaretta lasciata incautamente accesa nell'auto abbandonata che da qualche tempo l'uomo, Ahmed Fdil, usava come giaciglio per trascorrere le notti, ma ora due minorenni, residenti sempre nel Veronese , sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura scaligera con la pesante accusa di omicidio.

L'indagine, condotta dai Carabinieri e tutt'ora in corso, infatti ha portato verso la pista di un tragico gioco finito male. In particolare la magistratura veneta ipotizza che i due ragazzi possano aver appiccato il fuoco all'auto in quello che doveva essere  per loro un gioco e si è trasformato invece in dramma. Per questo motivo i pm di Verona hanno interessato anche la Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minori di Venezia, dove i ragazzi risultano ora indiziati di reato. Contro di loro ci sarebbero le testimonianze di alcuni abitanti della zona e dell'uomo che ha soccorso per primo il 64enne.

Tutti sono concordi nel ricordare un gruppo di ragazzini che prendeva di mira l'uomo, originario del Marocco ma in Italia dal 1990 quando era arrivato per lavorare come operaio specializzato in una fabbrica della zona prima di essere licenziato per la crisi e finire per strada. Pare che i ragazzini avessero preso l'abitudine di tirargli dei petardi.  "L’ho detto subito ai carabinieri, non poteva essere stata una sigaretta. Mia moglie quel giorno ha visto i soliti ragazzini girare in zona, e prima di vedere le fiamme ha sentito uno scoppio" ha spiegato il soccorritore al Corriere della Sera. I militari, dopo gli accertamenti, sono risaliti a due ragazzini, un 13enne e un 17enne, entrambi con genitori stranieri. A indirizzare le indagini verso i due giovani sarebbero state anche le immagini delle telecamere di sicurezza della zona. Il più piccolo avrebbe già ammesso qualcosa raccontando di alcuni lanci di carta bruciata nell'auto ma la sua versione è ancora al vaglio degli inquirenti,

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