Ciclone Sicilia, Baldi (CNR) a Fanpage.it: “Prepariamoci, in futuro gli eventi estremi aumenteranno”
Sono ore di paura in Sicilia e Calabria dopo l'annuncio di una nuova, violenta, ondata di maltempo che potrebbe arrivare nelle prossime ore. Dopo una giornata di tregua, quella di ieri, da questa mattina le precipitazioni sono tornate ad essere abbondanti ed è tuttora in atto una burrasca forza 7 sullo stretto che potrebbe peggiorare nel corso della giornata di oggi e soprattutto domani, tanto che la Protezione Civile ha diramato un'allerta meteo arancione per mareggiate, intensa attività elettrica, raffiche di vento e rovesci di forte intensità. Quello che è accaduto tra lunedì e martedì, quindi, potrebbe ripetersi e causare ulteriori danni a città già devastate dal maltempo. Per questo l'invito degli esperti è quello alla massima prudenza. Ma cosa sta avvenendo tra Sicilia Orientale e Calabria? A cosa sono dovuti questi fenomeni meteo estremi? Fanpage.it ne ha parlato con la professoressa Marina Baldi, climatologa del CNR, ricercatrice dell’Istituto di Biometeorologia che da decenni studia i cambiamenti climatici e l’impatto del clima sulla biosfera e gli ecosistemi.
Cosa sta succedendo, dal punto di vista scientifico, tra Sicilia Orientale e Calabria?
Si è creata una saccatura, cioè una zona di bassa pressione concentrata sul Mar Ionio, con ai lati due aree di alta pressione. Questo sistema sta attirando masse di aria calda dal Nord Africa che si sono modificate sorvolando il Mar Mediterraneo; in questo modo si è generato un ciclone abbastanza stazionario tra Sicilia e Calabria ionica, che sta insistendo soprattutto sul messinese, Catania e Siracusa. Ieri c'è stata una tregua dal maltempo, ma oggi sono ripresi i temporali e nei prossimi giorni sono previste precipitazioni importanti. La situazione però si sta evolvendo piuttosto rapidamente, quindi vanno tenute d'occhio le previsioni a breve e brevissimo termine. Impossibile sapere cosa accadrà nei prossimi tre/quattro giorni, ma le piogge saranno ancora importanti. Speriamo però non abbondanti come quelle di due giorni fa.
Alcuni meteorologi parlano di uragano. È un termine corretto?
No. Gli uragani si formano sulle aree tropicali e sugli oceani: sono strutture molto diverse da quella che stiamo osservando in Italia, si tratta di sistemi che accumulano energia dalla temperatura dei mari, con masse d'aria che si riscaldano in modo significativo e creano un afflusso di vapore acqueo. Questo che sta insistendo tra Sicilia e Calabria è un ciclone e, a differenza degli uragani, è dovuto alla presenza di una saccatura, cioè di una lingua di bassa pressione tra due aree di alta pressione. L'aria calda stavolta non sale dalla superficie marina, ma arriva dal Nord Africa. Non è corretto neppure definire "medicane" (piccolo uragano mediterraneo) il fenomeno che si sta verificando in Sicilia e Calabria, anche se alcune caratteristiche sono molto simili, ad esempio l'abbondanza delle precipitazioni e l'intensità dei venti.
Uragani, caldo estremo e siccità aumenteranno nei prossimi anni
Questo ciclone è una conseguenza del cambiamento climatico?
Bisogna essere chiari: fenomeni di questo genere ci sono sempre stati soprattutto in alcune zone del Mediterraneo, per esempio tra Sicilia e Calabria, sul golfo ligure, la costa tirrenica e la Grecia. Quello che però stiamo osservando negli ultimi 30 anni è che la frequenza di questi fenomeni è aumentata, e questo è dovuto al cambiamento climatico. Nell'atmosfera si è concentrata una maggiore energia, che poi si libera sovente dando vita a questi eventi estremi.
Dobbiamo aspettarci un aumento degli eventi meteo estremi in futuro?
Un ulteriore aumento delle temperatura media globale oltre il limite di 1,5 gradi che era stato fissato con gli accordi di Parigi sicuramente porterà più energia nel sistema climatico, e di conseguenza aumenteranno i fenomeni meteo estremi e la loro intensità. Se non invertiamo la rotta – e siamo già in grave ritardo -andremo verso un clima sempre più "violento": aumenteranno nubifragi, uragani, cicloni, ondate di calore, lunghe siccità. È urgente che alla Cop26 tutti i paesi trovino un accordo per ridurre al massimo le emissioni di Co2 derivanti dalle attività umane. Questa è l'unica cosa che possiamo fare in questo momento, oltre a progettare e realizzare l'adattamento al clima del futuro.
Cosa intende?
Laddove sono frequenti nubifragi come quelli di questi giorni in Sicilia realizzare delle apposite opere ingegneristiche per mitigare i danni. Un altro esempio di adattamento sarà programmare lo spostamento di intere comunità dalle zone in cui si alzerà il livello del mare, non solo in Italia ovviamente: penso alle piccole isole del Mediterraneo che diventeranno invivibili non solo per l'uomo, ma per tutta la flora e la fauna. Ciò accadrà anche in alcune zone di Sicilia e Sardegna, dove certe specie endemiche non avranno più la possibilità di sopravvivere. Non vanno poi dimenticate alcune aree delle coste tirreniche e adriatiche particolarmente interessate dall'espansione del mare, ad esempio Venezia e il Delta del Po.