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Chiedono verità per Giulio Regeni a un comizio di Salvini: fermati e identificati dalla polizia

E’ accaduto venerdì a Ivrea. Il Ministro dell’Interno stava tenendo un comizio elettorale quando alcuni attivisti di Amnesty International hanno srotolato uno striscione con la scritta: “Prima gli italiani… ma Giulio?”. Per questo sono stati immediatamente fermati e identificati dalla polizia.
A cura di Davide Falcioni
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Fermati dalla polizia e identificati per aver esposto uno striscione che chiedeva la verità sul rapimento e l'omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato morto nel febbraio del 2016 al Cairo. Protagonisti alcuni attivisti di Amnesty International e dei Radicali, che due sere fa hanno partecipato a un comizio di Matteo Salvini a Ivrea. Il ministro degli Interni stava parlando a sostegno del candidato sindaco di centrodestra Stefano Sertoli quando quando il piccolo gruppo di attivisti ha srotolato uno striscione con la scritta: "Prima gli italiani… ma Giulio?". Un gesto pacifico che evidentemente non è piaciuto però ai funzionari di polizia che seguivano Salvini, che in men che non si dica hanno fermato i giovani e li hanno identificati.  “Ci hanno fermati, fatto le foto, chiesto i documenti e schedati – ha raccontato un'attivista – Una ragazza con la maglietta di Amnesty con su scritto ‘Protect the human' non è stata neppure fatta avvicinare e, quando ha chiesto spiegazioni, l'hanno minacciata di portarla via”.

L'esposizione dello striscione da parte degli attivisti per i diritti umani arriva a pochi giorni di distanza da una dichiarazione di Salvini che ha fatto molto discutere, sostenendo che i rapporti con l'Egitto erano più importante della verità sulle sorti di uno studente italiano sulla cui morte si è da tempo allungata l'ombra degli apparati del governo del Cairo, il quale ha sempre negato ogni addebito. Da qui l'idea di esporre quello striscione, chiedendo all'esponente più influente del governo italiano di non dimenticare la tragedia del giovane friulano e il dolore dei suoi familiari. "Abbiamo appreso con preoccupazione dell'episodio avvenuto a Ivrea", ha commentato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. "La richiesta che lo slogan ‘prima gli italiani' comprendesse anche la ricerca in via prioritaria della verità per Giulio Regeni era assolutamente legittima e non si doveva impedire di esprimerla".

Il numero uno di Amnesty Italia ha quindi aggiunto: "Non vorremmo che fosse questa una risposta, oltre che irrituale, inquietante nella forma e nel contenuto alla lettera che Amnesty International Italia ha scritto solo due giorni fa, oltre che al vice primo ministro Salvini, al presidente del Consiglio Conte, all'altro vice primo ministro Di Maio e al ministro degli Esteri Moavero Milanesi, nella quale si esprime disappunto per le dichiarazioni nelle quali Salvini, nel sottolineare l'importanza dei rapporti con l'Egitto, pare sminuire l'importanza di conoscere i nomi dei responsabili dell'arresto, della sparizione, della tortura e dell'uccisione del ricercatore italiano. In quella lettera si ricorda come Salvini abbia più volte incalzato il precedente governo a fare di più per fare rispettare il nostro paese a livello internazionale, mentre ora, come ministro dell’Interno, sembra considerare la richiesta di verità e giustizia per Giulio Regeni come una vicenda privata della famiglia della vittima, e non, invece, come una richiesta dell’’Italia intera, della sua società civile e delle sue istituzioni".

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