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Caso Regeni, news sulle indagini

Giulio Regeni, il papà al processo contro gli 007: “Voleva sviluppo in Egitto, tradito da sindacalista”

Il racconto in aula del papà di Giulio Regeni che oggi ha testimoniato alla terza udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’assassinio del ricercatore avvenuto nel 2016 in Egitto.
A cura di Antonio Palma
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"Giulio Regeni voleva lo sviluppo dell'Egitto ma è stato tradito da un sindacalista", lo ha ribadito oggi in tribunale a Roma il papà del ricercatore ucciso nel 2016 in Egitto, testimoniando in aula durante la terza udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell'assassinio di Regeni. "La persona che ha tradito Giulio è stato il sindacalista. Questo aveva amareggiato la docente della American University del Cairo dove mio figlio collaborava" ha ricostruito Claudio Regeni davanti alla I corte di assise di Roma, raccontando del colloquio avvenuto nel dicembre 2016 tra i genitori del ragazzo e la docente che era il suo contatto al Cairo.

I genitori di Giulio Regeni
I genitori di Giulio Regeni

"Giulio non è mai stato alle dipendenze di autorità italiani, inglesi o egiziane. Né ci ha mai collaborato" ha tenuto a sottolineare papà Claudio Regeni, ripercorrendo nella sua testimonianza gli studi del giovane e le sue esperienze lavorative in giro per il mondo che lo avevano portato dall'America all'Africa, passando per il Nord Europa. "Lui conosceva l'inglese, lo spagnolo, il tedesco, ma studiava anche francese e gli piaceva molto l'arabo. Amava lo studio e voleva rendersi indipendente e trovare un lavoro per valorizzare le sue capacità" ha ricordato ancora il padre, aggiungendo: "Cercava di coinvolgere tutti, era sempre rispettoso nei confronti degli altri. Aveva gli stessi amici di quando era ragazzino e quando tornava dai viaggi era solito stare con loro".

Giulio Regeni
Giulio Regeni

"L'ultima volta che ci siamo sentiti, il 16 gennaio del 2016 via chat, mi ha detto che in Egitto c'era moltissima repressione politica ed era contento di tornare a Cambridge in primavera" ha raccontato invece in aula un'amica di Giulio Regeni, rivelando che nell'incontro precedente, nel Natale del 2015, lui le aveva raccontato della sua ricerca al Cairo, "che stava passando molto tempo con i venditori ambulanti, che teneva un profilo molto basso e che era molto stancante".

"Questo è un processo importantissimo ed è una questione che riguarda la nostra Repubblica e non solo una singola famiglia. Non dobbiamo dimenticare che questo processo ha incontrato enormi ostacoli anche per i rapporti con l'Egitto", ha sottolineato oggi la segretaria del Pd Elly Schlein presente all'esterno della cittadella giudiziaria per mostrare vicinanza ai genitori.

"Sul caso Regeni non rinunciamo alla ricerca della verità. Speriamo di risolvere la vicenda. Stiamo operando con il governo egiziano attraverso la ‘moral suasion'. Con Zaki siamo riusciti a farlo tornare in Italia, speriamo di avere risultati positivi anche sulla vicenda Regeni", ha afferma invece a SkyTg24 il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

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