Chi era Leonardo Ricucci, l’uomo ucciso nel Gargano: nipote di un mafioso, aveva preso a morsi un poliziotto

Un'esecuzione a sangue freddo in piena regola ha scosso il territorio del Gargano. La vittima è Leonardo Ricucci, 38 anni, ucciso a colpi di pistola nella sua automobile nei pressi della masseria di famiglia in località Sitizzo, un'area impervia vicina a Monte Sant'Angelo.
Quello di Leonardo Ricucci non era un nome sconosciuto agli investigatori. Nipote del defunto boss Pasquale Ricucci, ucciso nel novembre 2019 all'età di 45 anni, apparteneva a una famiglia storicamente legata alle dinamiche criminali del Gargano. Lo zio Pasquale aveva scalato i vertici del potente clan Lombardi-Ricucci-La Torre, organizzazione erede dei Romito e da sempre in conflitto con il clan rivale dei "montanari" Li Bergolis-Miucci. Il nome di Pasquale Ricucci emerge frequentemente nelle inchieste giudiziarie e nei racconti di importanti collaboratori di giustizia, primo fra tutti Marco Raduano, che lo ha citato in relazione a numerosi episodi di violenza e traffici illeciti connessi alle faide storiche tra i clan del territorio garganico.
Sebbene Leonardo non avesse condanne specifiche per associazione mafiosa, il suo curriculum giudiziario non era immacolato. Tra i suoi precedenti figura un episodio particolarmente grave: l'aggressione a un poliziotto, al quale morse un orecchio durante un controllo.
La dinamica dell'omicidio
Il corpo del 38enne è stato rinvenuto la scorsa notte, ma secondo le prime ricostruzioni l'omicidio sarebbe avvenuto martedì. L'allarme è scattato solo in serata, quando i familiari non lo hanno visto rientrare dopo che, al mattino, aveva annunciato di dover raggiungere la sua proprietà in località Sitizzo. Le modalità dell'agguato – colpi di pistola sparati contro l'automobile – configurano quella che gli inquirenti definiscono un'esecuzione, probabilmente legata alle dinamiche di potere della criminalità organizzata locale.
I carabinieri stanno conducendo le indagini sotto il coordinamento della procura di Foggia, ma non si esclude che il fascicolo possa essere trasferito alla Dda di Bari, competente per i reati di stampo mafioso sul territorio foggiano.
L'allarme delle istituzioni locali
L'omicidio ha destato profonda preoccupazione nelle istituzioni locali. Il sindaco di Monte Sant'Angelo, Pierpaolo D'Arienzo, coordinatore per la Puglia di Avviso Pubblico (l'associazione nazionale degli enti locali contro mafie e corruzione), ha rilasciato una dichiarazione che suona come un appello alla comunità:
"La mafia è tornata ad uccidere. Un fatto grave, che scuote profondamente la nostra comunità e che ci richiama ad una consapevolezza fondamentale: non dobbiamo mai abbassare la guardia. Se per tanti anni Monte Sant'Angelo non ha vissuto episodi così drammatici, è grazie alla risposta forte e decisa dello Stato, delle forze dell'ordine, della magistratura, ma anche della comunità, delle sue istituzioni, delle associazioni, delle parrocchie, delle scuole, dei cittadini che hanno scelto da che parte stare".
Il primo cittadino ha poi rivolto un appello diretto ai concittadini: "Ai cittadini rivolgo un appello: non lasciamoci intimorire, non cediamo all'indifferenza, custodiamo i valori della nostra comunità. Solo insieme possiamo difendere il futuro dei nostri figli e affermare che la cultura della vita e della legalità è più forte di qualsiasi mafia".