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Caso Adinolfi, il procuratore parla dei due arrestati: “Hanno agito da soli” (VIDEO)

In una conferenza stampa sono stati forniti maggiori dettagli sull’operazione che ha portato all’arresto di Alfredo Cospito e Nicola Gay, presunti attentatori del manager di Ansaldo Nucleare. Per il procuratore di Torino “non c’è contiguità con i No Tav”.
A cura di Susanna Picone
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In una conferenza stampa sono stati forniti maggiori dettagli sull’operazione che ha portato all’arresto di Alfredo Cospito e Nicola Gay, presunti attentatori del manager di Ansaldo Nucleare. Per il procuratore di Torino “non c’è contiguità con i No Tav”.

Secondo la Procura sono Alfredo Cospito e Nicola Gay, i due responsabili dell’agguato di quattro mesi fa ai danni di Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. È indagata anche la compagna di Cospito che però non è in stato di fermo. Gay e Cospito, fermati questa notte e incastrati dalle telecamere di sicurezza, sono due soggetti che hanno agito in modo isolato, questo è quanto detto dal procuratore di Genova Michele Di Lecce nel corso della conferenza stampa durante la quale sono stati diffusi maggiori dettagli sull’operazione. I due hanno precedenti di terrorismo e risultano inseriti nel circuito anarco-insurrezionalista Fai ma, da quanto si è appreso, “hanno – appunto – agito in modo isolato”. Di Lecce ha anche detto che le indagini non sono ancora concluse e che le contestazioni a Gay e Cospito riguardano solo il ferimento di Adinolfi, l’uso dell’arma e il furto dello scooter. Eventuali rapporti con altri saranno oggetto di approfondimenti.

Esclusi collegamenti con i No Tav – Lo stesso procuratore ha aggiunto che è stata una scelta forte della Procura “non contestare loro il reato associativo”. Gli arrestati non sono inoltre legati all’estremismo No-Tav, questo invece è stato detto dal procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, che ha collaborato con il collega di Genova: “Non c’è contiguità degli arrestati con l’estremismo No-Tav. Abbiamo notato solo linguaggio e concetti simili nella protesta, come l’uso della frase ‘la ricerca del consenso sociale non è produttiva, bisogna intervenire qui e ora’”. Roberto Adinolfi, da quanto è emerso dalle indagini, era nel mirino degli anarchici già dal 2009. Oltre agli arresti sono ancora in corso alcune perquisizioni in Piemonte e Toscana. Soddisfazione per l’operazione è stata espressa dal presidente del Consiglio Monti e dal ministro dell’interno Cancellieri.

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