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News sui carabinieri arrestati a Piacenza

Caserma Levante, “Montella era considerato un super carabiniere e tutti lo apprezzavano”

Giuseppe Montella “era considerato un super carabiniere anche dai superiori” per  le sue operazioni e gli arresti facili che eseguiva. Lo ha messo  a verbale durante un interrogatorio un suo stretto collaboratore, l’appuntato Daniele Spagnolo, anche lui coinvolto nell’inchiesta che ha azzerato la caserma Levante di Piacenza.
A cura di Antonio Palma
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Accusato di avere trasformato l’intera caserma Levante di Piacenza in un covo di spaccio e di torture ma per i colleghi e i superiori Giuseppe Montella "era considerato un super carabiniere " , apprezzato da tutti per  le sue operazioni e gli arresti facili che eseguiva. Lo ha messo  a verbale  durante un interrogatorio un suo stretto collaboratore, l'appuntato Daniele Spagnolo, anche lui coinvolto nell’inchiesta che ha azzerato la caserma Levante di Piacenza e ora accusato di diversi reati, tra i quali truffa, falso e arresto illegale. Spagnolo, arrestato insieme a Montella e agli altri militari dell'Arma nell'estate del 2020 in seguito all'inchiesta della Procura di Piacenza, in un verbale dell'ottobre 2020 messo agli atti del processo, conferma quindi quanto sostengono gli stessi inquirenti. In pratica Montella sarebbe stato  il leader del gruppo di carabinieri e teneva in pugno la caserma grazie ai continui arresti che portava a termine con facilità soprattutto nell'ambito dello spaccio e che però in realtà sarebbero stati solo un metodo per eliminare la concorrenza e il frutto di soffiate da parte di pusher che lui controllava per spacciare.

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"Tutti lo consideravano una persona da seguire, non solo io anche i superiori, anche gli altri colleghi di altri reparti… perché comunque era considerato un super carabiniere, cioè un carabiniere che da solo riusciva a organizzare un arresto e portarlo a termine" ha spiegato Spagnolo. Una situazione complessiva che per Spagnolo superiori no potevano non conoscere, così come ha sostenuto lo stesso Montella. Spagnolo davanti agli inquirenti ha raccontato che i colleghi si vantavano di aver schiaffeggiato alcuni pusher e di essere stato "presente un paio di volte, ma c'erano dei superiori che dovevano intervenire per impedirlo". L'appuntato dice di non aver parlato per paura di "ritorsioni", "in generale di un trasferimento" o di essere escluso dalle attività operative. "Molti dei casi di alcuni schiaffi dati  sono avvenuti in caserma, non c'è bisogno che ci sia un ultimo carabiniere che va a fare la relazione al Comandante di stazione per dirgli vedi che i colleghi mettono gli schiaffi, lui lo sa che i colleghi mettono gli schiaffi e avalla questa scelta"

In Aula oggi durante l'udienza del processo in corso al tribunale di Piacenza il maresciallo Marco Orlando, ex comandante della caserma Levante, finito anche lui nell'inchiesta, ha invece ribadito di non essersi mai accorto di nulla di ciò che di illegale avveniva in caserma, negando anche di aver posto la firma sugli atti relativi agli arresti falsi. Il maresciallo ha ricordato anche che all'epoca i suoi superiori imponevano da anni ritmi di lavoro pesanti e un certo numero di operazioni di servizio per mantenere alte le statistiche.

"Dentro la caserma tutti sapevano, non potevi non sapere perché ci si stava dalla mattina alla sera insieme" ha continuato a sostenere durante la stessa udienza Montella. Pur negando alcuni episodi, Montella ha chiesto scusa per i suoi comportamenti. "Chiedo scusa alla città di Piacenza, alla magistratura e all'Arma dei Carabinieri, che mi ha insegnato tanti valori che io però ho tradito” ha dichiarato il militare durante alcune dichiarazioni spontanee.

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