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Camilla Canepa morta a 18 anni dopo vaccino anti covid, 5 indagati tra sanitari: “Si poteva salvare”

La procura di Genova ha inviato ai diretti interessati l’avviso di conclusione indagine che precede la richiesta di rinvio a giudizio. Si tratta di sanitari che erano in servizio presso il pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna a cui la ragazza si era rivolta dopo aver accusato gravi sintomi che le perizie poi hanno ricondotto a una trombosi, effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid.
A cura di Antonio Palma
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Camilla Canepa
Camilla Canepa

Sono cinque gli indagati nell’inchiesta sulla morte di Camilla Canepa, la giovane studentessa ligure di 18 anni morta nel giugno 2021 dopo essere stata vaccinata col vaccino anticovid di Astrazeneca. La procura di Genova infatti ha inviato ai diretti interessati l'avviso di conclusione indagine che precede la richiesta di rinvio a giudizio e di processo. Gli indagati sono tutti sanitari che erano in servizio presso il pronto soccorso dell'ospedale di Lavagna a cui la ragazza si era rivolta dopo aver accusato gravi sintomi che le perizie poi hanno ricondotto a una trombosi, effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid.

La posizione più grave è per quattro di loro, accusati del reato più grave ipotizzato dai pm quello di omicidio colposo. Alla base dell’indagine la perizia medico legale che ha stabilito che la ragazza non aveva precedenti patologie e non aveva assunto altri farmaci e che dunque il suo decesso  “è ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid”. Non solo, secondo l’inchiesta coordinata dai pm Francesca Rombolà e Stefano Puppo, la 18enne di Sestri Levante si sarebbe potuta salvare se la diagnosi fosse stata corretta e fossero state messe in atto le opportune terapie.

Secondo quanto ricostruito dalle indagini, in base a testimonianze e cartelle cliniche della giovane, Camilla Canepa era stata vaccinata durante un open day il 25 maggio del 2021 ma, alcuni giorni dopo, aveva iniziato ad accusare gravi sintomi fino a ricorrere al pronto soccorso dell'ospedale di Lavagna il 3 giugno 2021. Dopo i controlli, tra cui una tac senza contrasto, la 18enne venne dimessa ma il 5 giugno era tornata di nuovo in ospedale in gravi condizioni per una trombosi al seno cavernoso. Immediatamente trasferita al policlinico San Martino di Genova, Camila Canepa fu operata d’urgenza ma ogni sforzo si rivelò vano e la 18enne è morta il 10 giugno.

I familiari hanno subito denunciato l’accaduto, ricordando che Camilla stava bene, non aveva altre malattie né assumeva farmaci. L’autopsia ha confermato questa versione, attribuendo il decesso a un effetto avverso e raro del vaccino. Secondo i pm, però, quei sintomi dovevano mettere in allarme i medici del pronto soccorso in quanto già da maggio esistevano le prime linee guida per diagnosticare la Vitt, la trombocitopenia e trombosi indotte dal vaccino anti covid.

Secondo i pm, se i medici avessero applicato il protocollo terapeutico elaborato dalla Regione Liguria per il trattamento della sindrome da Vitt, Camilla Canepa poteva salvarsi. Tra gli accertamenti diagnostici previsti, ad esempio, vi era una tac con liquido di contrasto a cui la 18enne non fu sottoposta. Per i pm questo e gli altri approfondimenti clinici avrebbero consentito di formulare la corretta diagnosi della patologia insorta e di adottare tempestivamente il trattamento terapeutico che, con elevata probabilità, avrebbe consentito alla paziente di sopravvivere.

Ai quattro accusati di omicidio colposo è contestato, insieme al quinto indagato, anche il reato di falso ideologico per non avere attestato, nella documentazione sanitaria, che la ragazza era stata sottoposta a vaccinazione anti Covid. Nella cartella clinica, infatti, non era sta riportata questa importante notizia.

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