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Brindisi, 5 arresti per presunte tangenti nella centrale Enel

L’inchiesta è partita dalla denuncia di un imprenditore. Gli arrestati avrebbero accettato tangenti e altri benefici per assegnare gli appalti. Il procuratore Dinapoli ha precisato che “Enel ha avuto un atteggiamento collaborativo e trasparente”.
A cura di D. F.
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Il logo di Enel
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La Guardia di Finanza di Brindisi ha arrestato 5 persone nell’ambito di un’inchiesta per corruzione alla centrale Enel Federico II di Cerano. Uno degli indagati è in carcere mentre gli altri 4 sono ai domiciliari. Si tratta di dipendenti e funzionari della centrale che, secondo l’ipotesi di reato formulata dai pm De Nozza e Carluccio, avrebbero intascato denaro e accettato altri benefici in cambio dell’assegnazione di appalti per lavori da compiere presso la centrale Enel. Per questa ragione, è stato anche eseguito un sequestro preventivo di conti correnti, beni mobili ed immobili per un totale di circa 230mila euro.

L’inchiesta, presieduta dal procuratore capo Marco Dinapoli, ha avuto inizio nel marzo 2017, quando un imprenditore della provincia di Lecce minacciò il suicidio dopo essersi arrampicato su un’impalcatura della centrale. Due giorni dopo, la Procura di Brindisi convocò il 44enne di Monteroni, che riferì di essere sul lastrico per il mancato pagamento di alcuni lavori eseguiti alla centrale di Cerano e parlò di un sistema relativo all'assegnazione degli appalti.

Inoltre, l'imprenditore si era visto revocare un appalto per non aver effettuato correttamente i lavori precedenti: gli stessi per cui Enel aveva già rilasciato un certificato di buona esecuzione. Fin da subito, l'uomo aveva fatto notare l’incongruenza, spingendo Enel ad avviare una serie di verifiche interne a termine delle quali l’azienda aveva denunciato tutto alla Procura e licenziato i dipendenti per cui erano stati individuati elementi di responsabilità.

"Enel ha avuto un atteggiamento collaborativo e trasparente", ha chiarito lo stesso procuratore Dinapoli, aggiungendo che anche l'imprenditore 44enne è indagato. Quest'ultimo, infatti, presentò la denuncia dopo aver ricevuto una richiesta di tangenti in cambio degli appalti, cosa di cui aveva già informato i vertici di Enel, consentendo all'azienda di scoprire le irregolarità avvenute nella centrale di Cerano e informare le autorità competenti.

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