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Bracciante impigliata per i capelli nel macchinario agricolo: sequestrato l’attrezzo dell’incidente

Bracciante impigliata per i capelli ad un macchinario agricolo: sono sempre più gravi le sue condizioni di salute. “Dal giorno dell’incidente non ha mai ripreso conoscenza”. Sequestrato il macchinario agricolo per accertamenti. Secondo le prime indiscrezioni, non vi sarebbe stato il dispositivo di sicurezza.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Impigliata per i capelli in un macchinario agricolo che l'ha quasi uccisa. Ora la 26enne impiegata come bracciante nei campi di Calendasco, in provincia di Piacenza, è ricoverata in gravissime condizioni. Un delicato intervento di chirurgia al quale è stata sottoposta potrebbe salvarle la vita. Ci sperano tutti i suoi colleghi, che nel frattempo non hanno smesso un attimo di lavorare per evitare danni economici all'industria di pomodori con sede principale a Rottofreno. L'incidente è stato così grave che a vedere la scena, il suo titolare è svenuto.

Ad aspettare la bracciante a casa un marito della stessa età, la madre e il padre, ora disperati. Dopo il colpo è svenuta e non ha più ripreso conoscenza. I medici l'hanno intubata e sedata e ora si aspettano ulteriori sviluppi. Nel frattempo è stata aperta un'inchiesta dalla procura di Piacenza. I carabinieri del comando provinciale si sono recati sul posto assieme agli ispettori del lavoro per i controlli del caso. La macchina è sotto sequestro, così come il pozzo d'acqua. Da lì bisogna partire per ricostruire la dinamica. Alle 8.00 di mattina del 14 giugno, la giovane era con altri braccianti nel campo dove da poco sono stati piantati i pomodori. Stavano predisponendo l'impianto di irrigazione, completamente automatizzato. I pozzi vengono collegati a una pompa elettrica tramite un giunto cardanico, attrezzo che gira velocissimo e che per questo deve essere chiuso da un'apposita protezione. Protezione che, sembra, non ci fosse.

La ragazza, con i capelli lunghi legati in una coda, non ha potuto allontanarsi dall'attrezzo in tempo. Le ha tirato prima i capelli, poi la pelle fino a torcerle il collo all'indietro. Lei ha gridato e qualcuno ha fermato la macchina, ma era troppo tardi. La sua storia ricorda quella della giovanissima Luana, morta lo scorso 3 maggio in un'azienda tessile di Montemurlo, vicino  Prato.

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