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Bologna, bar chiude a mezzanotte e riapre subito dopo: Bonaccini firma l’ordinanza che lo vieta

Dopo la notizia sulla riapertura all’una di notte di un bar vicino alla stazione di Bologna, interviene la Regione Emilia-Romagna, che chiarisce: non sarà più possibile riprendere le attività subito dopo la mezzanotte. La storia del Mavit Bar (come quella di un altro locale a Catanzaro Lido) ha subito fatto il giro d’Italia, così il governatore Bonaccini ha firmato una nuova ordinanza che impone di restare chiusi fino alle 6 del mattino successivo.
A cura di Beppe Facchini
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Immagine di repertorio
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Dopo la notizia sulla riapertura all'una di notte di un bar vicino alla stazione di Bologna, la Regione Emilia-Romagna chiarisce: non sarà più possibile riprendere le attività nei minuti o nelle ore successive. La storia del Mavit Bar (come quella di un altro locale a Catanzaro Lido, con riapertura dopo un quarto d'ora dalla mezzanotte) ha spinto il governatore Stefano Bonaccini a firmare un'ordinanza per precisare che “le attività di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico, e quelle di ristorazione, sono consentite solo dalle 6 del mattino alla mezzanotte con consumo al tavolo. E dalle 6 del mattino fino alle 21 in assenza di consumo al tavolo. Inoltre, il consumo sul posto o nelle adiacenze il punto vendita di alimenti e bevande da asporto è vietata dopo le 21 e fino alle 6 del giorno seguente (mentre la vendita può avvenire senza limiti di orari)”.

In altre parole, attività come bar e ristoranti dovranno aspettare l'alba per ricominciare a lavorare. “Il provvedimento è valido in Emilia-Romagna – continua la nota dell'ente – da oggi 17 ottobre e fino al 13 novembre (data fino alla quale rimarrà in vigore il Dpcm). Le misure in esso previste non si applicano agli esercizi situati lungo le autostrade, negli interporti e nelle aerostazioni”.

In un'intervista al Corriere di Bologna, una delle socie del bar aveva spiegato il significato di alcuni cartelli all'entrata del locale: “Causa Dpcm del 13-10-2020 chiuderemo alle 24 e riapriremo all’1”. “Si può, non facciamo niente di vietato” aveva risposto. E con le giuste motivazioni. Nell’ultimo decreto della Presidenza del Consiglio, infatti, c’è scritto che “le attività di servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite fino alle 24 con consumo al tavolo e sino alle 21 in assenza di consumo al tavolo”, mentre “resta sempre consentita” la ristorazione a domicilio e da asporto, col divieto però "di consumazione sul posto o nelle adiacenze" dopo le nove di sera.

A differenza dell'ordinanza sullo stesso tema emanata invece dalla Regione Campania, che per le stesse attività dispone “l’obbligo di chiusura dalle ore 23 alle ore 5 del giorno successivo”, il Dpcm non definisce altri orari. “Nessuna furbata, truffa o irregolarità” aveva sottolineato ancora la titolare, ma adesso sembrano proprio destinate a cambiare.

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