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Bimbo ucciso, l’accusa: “La mamma di Alex già pericolosa, non sa gestire la rabbia”

Le parole dell’avvocato di Norbert Juhasz, il padre del bambino ucciso a coltellate a Città delle Pieve, in provincia di Perugia, il cui cadavere è stato messo sul nastro trasportatore del supermercato Lidl di Po Bandino dalla madre: “Lei era già pericolosa, perché aveva ancora l’affido?”. Tra qualche giorno l’uomo arriverà in Italia per spiegare come sia possibile che la mamma del proprio bambino sia arrivata a ucciderlo.
A cura di Biagio Chiariello
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"La madre era da considerare pericolosa piuttosto perché aveva mostrato di essere non in grado di gestire la propria rabbia e incline a scatti di ira anche violenti". Così Massimiliano Scaringella, avvocato di Norbert Juhasz, il padre del piccolo Alex ucciso a coltellate il primo ottobre a Città delle Pieve, parla a proposito della madre del piccolo, Katalina Erzsebet Bradacs, accusata di omicidio volontario aggravato del suo stesso figlio.

In molti si chiedono com'è possibile che il bambino fosse con lei, nonostante un quadro psicologico poco confortante e un utilizzo di psicofarmaci accertato almeno dal 2016, senza considerare le dichiarazioni assai allarmanti dell'uomo. "Questo è un aspetto complesso, molte persone sono sottoposte a terapie che prevedono la somministrazione di psicofarmaci. L’usare psicofarmaci non vuol dire in automatico essere soggetti pericolosi, anche se può essere un campanello di allarme" dice Scaringella. "Sono convinto che le persone che non gestiscono le emozioni, specie quelle negative, siano evidentemente pericolose. Queste comunque erano le conclusioni a cui era giunto il tribunale a Budapest. Quindi il problema non è nella decisione del tribunale ungherese, ineccepibile, ma nel fatto che non è stato possibile attuare la decisione presa dai magistrati" aggiunge il legale al Messaggero.

Tra qualche giorno Norbert Juhasz arriverà a Perugia dall'Ungheria. Dovrà spiegare alla procura come si è arrivato al rapimento del bambino e alla fuga in Italia. In tal senso c'è da ricordare che gli assistenti sociali avevano già fatto intuire alla Bradacs che non avrebbe ottenuto l'affidamento per cui aveva chiamato in causa l'ex compagno. "Le modalità di come sia potuta arrivare in Italia con il bambino sono al vaglio degli inquirenti di Italia e Ungheria. Abbiamo la massima fiducia nel lavoro che questi stanno svolgendo e sono convinto che, qualora ci fossero, verranno individuare eventuali responsabilità" continua l'avvocato.

La donna, che si proclama innocente, aveva motivato l'allontanamento adducendo il fatto che il compagno fosse un violento. "Mi sento di smentire in modo fermo che il padre fosse un soggetto violento, anzi è vero il contrario – dice l'avvocato – ha difeso la propria posizione e del figlio in modo esemplare, utilizzando la legalità e affidandosi ai propri avvocati. Il tribunale ungherese ha giudicato le accuse della madre strumentali e non credibili".

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