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Bimbo coinvolto in omicidio del patrigno: “Non sappiamo cosa c’è dietro questa storia”

“Non sappiamo cosa c’è dietro questa storia”, così il capo della procura per i minori di Bari, Ferruccio De Salvatore dopo il colloquio protetto del bimbo di 7 anni che, secondo sua madre, avrebbe ucciso il patrigno a Manfredonia nel tentativo di difenderla. Il piccolo, durante un colloquio ‘sofferto’ avrebbe ricostruito chiaramente i fatti. “Al di là dei fatti, la priorità è il futuro del bambino” precisa il procuratore.
A cura di Angela Marino
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"Non sappiamo cosa c’è dietro questa storia, non sappiamo le motivazioni: è bene agire con massima cautela” così il capo della procura per i minori di Bari, Ferruccio De Salvatore, sulla vicenda del bimbo di sette anni coinvolto nell'omicidio del patrigno, Mario Renzulli, morto dopo aver ricevuto un fendente all'addome nel corso di una lite con la compagna, madre del piccolo, a Manfredonia. Secondo la versione della donna, il bimbo avrebbe inflitto al patrigno il fendente mortale nel tentativo di difendere la madre da un'aggressione da parte del 38enne.

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È stato un interrogatorio “sofferto” in cui “il bambino è stato chiaro nel suo racconto"- dichiara alla Dire De Salvatore dopo il colloquio del piccolo, avvenuti in modalità protetta, con il magistrato Rosario Plotino “Il bambino – continua De Salvatore – ha reso dichiarazioni che saranno oggetto di verifica. Bisogna muoversi, in casi come questo, con lentezza e nella massima discrezione”. Il piccolo, che dopo i fatti è stato soccorso per alcune lesioni al viso e ai denti, è stato ora affidato al papà. Qualora la dinamica descritta dovesse trovare riscontri oggettivi, il bimbo, come prescritto dalla legge, non è imputabile. Qualunque provvedimento, in questi casi, sarà teso alla tutela del minore e terrà conto “del vissuto del bambino e soprattutto del suo futuro", come specificato dal procuratore.

“Come accade in casi del genere apriremo un procedimento o di tipo civile, che presuppone una sostanziale incapacità dei genitori a svolgere il loro ruolo con il minore che viene affidato ai servizi sociali o a una comunità; o amministrativo, legato a irregolarità nella condotta o nel carattere, con successivo affidamento a servizi sociali o comunità. In entrambi i procedimenti l’obiettivo finale è il reinserimento sociale del minore”. “Qualsiasi provvedimento presupporrà un supporto e un sostegno psicologico e sociale per il minore".

Vanno avanti, intanto, le indagini sulla morte del 38enne. Sarà conferito oggi dal magistrato della Procura di Foggia, Alessio Marangelli, l’incarico per l'autopsia sul corpo della vittima. Sarà necessario, vista anche la posizione del padre della vittima e i suoi dubbi circa i soccorsi, stabilire quale sia stata la causa della morte. Le istanze poste dal legale del padre di Mario Renzulli, riguardano proprio la circostanza per cui la vittima potrebbe essere deceduta per dissanguamento per il ritardo dei soccorsi e non per la coltellata inflitta. È stato il padre del 38enne e non l'ambulanza, che la donna non ha chiamato, a portarlo in ospedale dove è deceduto. Secondo l'anziano, il Renzulli sarebbe stato riverso sul pavimento all'esterno del casolare quando è arrivato. Anche la sua versione sarà accertata.

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