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Berlusconi a processo: ecco le motivazioni del gip Cristina Di Censo

Nel decreto notificato a Silvio Berlusconi e alle parti lese, il gip Cristina Di Censo parla di prove pertinenti, di un intervento indebito di Berlusconi in questura e della presunta parentela tra Ruby con Mubarak.
A cura di Alfonso Biondi
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Berlusconi rinviato a giudizio

Dopo il rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi con rito immediato per concussione e prostituzione minorile, ieri il gip Cristina Di Censo ha notificato al Presidente del Consiglio e alle parti lese (Ruby per il reato di prostituzione minorile e il Ministero dell'Interno per quello di concussione) il decreto di 27 pagine in cui spiega perché sussistono le prove evidenti che consentono di giudicare Berlusconi col rito immediato. Nel decreto si legge che per il gip ci "sono plurime e variegate le fonti di prove, tutte riferite e pertinenti ai fatti di imputazione".

Il gip parla di un "intervento indebito" del cavaliere sui funzionari della questura di Milano, intervento che sarebbe stato fatto "non per salvaguardare i rapporti internazionali con l'Egitto, ma a evitargli l'impunità del reato di prostituzione minorile". Le pressioni per l'affidamento di Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti, e non a una comunità di recupero, avevano quindi il solo scopo di evitare che la ragazza marocchina parlasse alla polizia dei rapporti avuti con lui.

Viene inoltre smontata la tesi secondo cui il cavaliere riteneva che Ruby fosse una nipote di Mubarak. Innanzitutto perché, secondo il gip, quando Berlusconi parlò con Ostuni "fece riferimento in termini generici e dubitativi all'illustre consanguineità della minorenne", poi perché non vi è alcuna traccia di un contatto con le autorità egiziane per appurare la presunta parentela tra la ragazza e il presidente egiziano.

Riguardo la competenza del Tribunale dei Ministri a giudicare sulla faccenda, la Di Censo riconosce che "sicuramente c'è stato un abuso della qualità di presidente del Consiglio. Ma ciò è avvenuto al di fuori di qualsivoglia prerogativa istituzionale e funzionale propria del Presidente del Consiglio". In parole povere il reato non può qualificarsi come "ministeriale", perché il Presidente del Consiglio "non ha nessuna competenza sull'identificazione e sull'affidamento dei minori, né tantomeno poteri di intervento gerarchico sulla Polizia, che dipende solo dal ministro degli Interni".

Ieri Berlusconi non s'è detto preoccupato, ma l'impressione è che il caso Ruby rappresenti una prova molto dura da superare per lui, ma anche per la maggioranza di governo che si è schierata compatta in sua difesa.

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