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Bassetti a Fanpage.it: “Il mega focolaio di Maiorca dimostra che i giovani devono essere vaccinati”

Matteo Bassetti, professore ordinario all’Università di Genova e Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino, a Fanpage.it: “La vicenda del focolaio Covid a Maiorca dimostra che i giovani devono essere vaccinati. Il vaccino è l’unico modo per affrontare il problema, non le mascherine e il distanziamento, che per un po’ hanno funzionato e meno male che ci sono stati, ma oggi abbiamo altri strumenti. È come voler combattere con la clava una guerra quando abbiamo la possibilità di usare i missili”.
A cura di Ida Artiaco
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"La vicenda del mega-focolaio Covid scoppiato tra studenti a Maiorca dimostra quanto sia importante far vaccinare i giovani. I vaccini sono l'unico modo per affrontare il problema, non più mascherine e distanziamento. È come voler combattere una guerra con la clava quando abbiamo la possibilità di usare i missili". A parlare a Fanpage.it è il professor Matteo Bassetti, professore ordinario all'Università di Genova e Direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale Policlinico San Martino, che ha fatto il punto della situazione di quanto sta succedendo in Spagna, dove quasi 900 ragazzi, la maggior parte dei quali minorenni, sono risultati positivi al Coronavirus dopo aver participato ad un concerto e a varie feste private senza il rispetto delle misure anti contagio e su quanto sia importante anche in Italia accelerare la campagna di vaccinazione tra i più giovani per evitare che il virus ritorni a circolare in maniera massiccia il prossimo autunno.

Professor Bassetti, come interpreta quello che sta succedendo in Spagna? 

"Questa vicenda dimostra che i giovani devono essere vaccinati. Io ho sempre sostenuto sin dall'inizio che i ragazzi vanno vaccinati non tanto perché possano ritornare alla vita normale ma perché si eviti la disseminazione dei contagi. Mi pare che questo mega-focolaio di studenti dimostri che non possiamo permetterci che a settembre o ottobre una scuola o una festa o un concerto diventi un nuovo potenziale focolaio. Per quanto mi risulta ci sono quadri molto blandi, sono tamponi positivi senza grandi sintomi però il messaggio deve essere da una parte tanta cautela perché, come dice qualcuno, "non è finito finché tutto non è finito", quindi non bisogna rilassarsi troppo, dall'altra credo che questa sia la migliore dimostrazione che i ragazzi giovani fino a 12 anni devono essere vaccinati. Anzi, le dirà di più. Mi pare che tutto quello che sta succedendo in questo inizio di estate, dalla variante Delta al focolaio di Maiorca, sia il migliore spot per i vaccini perché l'unico modo per affrontare il problema non sono al momento le mascherine e il distanziamento, che per un po' hanno funzionato e meno male che ci sono stati, ma oggi abbiamo altri strumenti. È come voler combattere con la clava una guerra quando abbiamo la possibilità di usare i missili. All'inizio della pandemia non avevamo niente e andava bene usare la clava e la pietra ma oggi bisogna mettere in campo l'artiglieria pesante, che sono appunto i vaccini".

A breve, per altro, anche in Italia riapriranno le discoteche…

"Oggi il divertimento c'è comunque. Basta uscire la sera e vedere che succede. Ci sono feste clandestine, bar che si comportano da discoteche o party sulla spiaggia. Sinceramente nel momento in cui non si può controllare il divertimento è molto meglio avere una discoteca organizzata che consenta l'accesso con test negativo o con green pass rispetto a quello a cui assistiamo oggi. Io credo che non sia giusto permettere un divertimento totalmente incontrollato in questo momento, quando può essere controllato, dando anche ai gestori delle discoteche la possibilità di riaprire. Qualche mese fa abbiamo sviluppato a tal proposito io e altri colleghi un con il protocollo, che poi è quello che sta facendo anche buona parte del resto d'Europa. Tutto sta comunque nel vaccinare i giovani, altrimenti difficilmente raggiungeremo l'immunità di gregge. Non possiamo avere una parte della popolazione coperta al 95% e un'altra al 20 perché ci sarebbe un disequilibrio enorme e una circolazione di virus tra i giovani che sarebbe inaccettabile a settembre con la ripresa delle scuole, ritorno all'università e al lavoro. Non dobbiamo sottovalutarlo".

Eppure nei giorni scorsi abbiamo letto notizie di minorenni che non possono vaccinarsi per volere dei genitori. Cosa si sente di dire a quest'ultimi?

"Penso che sia veramente una situazione paradossale, significa essersi dimenticati troppo presto quello che abbiamo passato. Chi come la maggior parte degli italiani ha passato gli ultimi due anni a contare i morti e ha sofferto non può non vaccinare i figli. Significa dire avere paura del vaccino e non del Covid. Io stamattina ho vaccinato i miei due figli, di 16 e 12 anni, devo dire che con loro abbiamo affrontato l'argomento e non hanno esitato nemmeno per un istante a farselo. Quindi spiace per i genitori no vax, che si inseriscono a mio parere in un'Italia dove la componente no vax è molto più forte di quanto pensassimo a ottobre. Se sommiamo i veri no vax con i vaccino-scettici si arriva abbondantemente oltre il 15/20% della popolazione, che sono quelli che ad oggi non hanno ancora prenotato il vaccino. Oggi bisogna lavorare su queste persone. È questo il momento di fare una campagna vaccinale informativa con tutti i mezzi possibili".

Con questi numeri lei crede che dovrà essere riconsiderata la questione dell'obbligo vaccinale?

"Questa è una decisione politica. Il problema è che nel momento in cui si fa una legge si deve essere sicuri che la legge stessa venga rispettata. Guardiamo cosa è successo con l'obbligo per gli operatori sanitari. Mi risulta che siano ancora tutti al loro posto. Io credo che in un paese in cui chi non mette la mascherina rischia fino a mille euro di multa dovrebbe pensare di darne una anche a chi non si vaccina. Lo ripeto ancora una volta: la differenza che c'è tra mascherina e vaccino è quella che c'è tra il combattere una guerra con la clava o con i missili. Io vorrei sentire ancora più forte la difesa dei vaccini e la promozione dei vaccini, che sono un presidio molto più importante della mascherina".

Più che di mascherina nelle ultime ore si sta tornando a parlare di zone rosse. Lei è d'accordo?

"Le zone rosse non le hanno fatte neanche gli inglesi che sono alle prese con la variante Delta. Come possiamo farlo noi che abbiamo un'incidenza di 11 casi per 100mila abitanti in questo momento? Abbiamo però la possibilità di tracciare ogni positivo, risalendo all'albero genealogico da cui il virus arriva e sequenziando almeno il 10% per capire se ci sono varianti. Più che zone rosse bisognerebbe spingere un po' di più proprio sul tracciamento e sul sequenziamento. Va bene prendere misure draconiane quando sono necessarie, ma questa volta gli italiani non lo perdonerebbero più. La prima volta la pandemia è arrivata e non ce l'aspettavamo, la seconda l'abbiamo sottovalutata, la terza volta dobbiamo aver imparato la lezione. Oggi la zona rossa non vuol dire chiudere tutto, ma fare attività di tracciamento seria. Parlare oggi di lockdown vuol dire svilire questo provvedimento. Lo abbiamo fatto, ha funzionato ma adesso non dobbiamo parlarne più, anche perché non credo a ottobre vedremo una situazione complicata come lo scorso anno. Certamente bisogna fare attenzione perché se arriveremo con un italiano ogni 5 non coperto dalla vaccinazione vuol dire avere 12 milioni di persone potenzialmente scoperte, che sono tante. Noi dobbiamo tendere al 90% di immunizzati per non rischiare di vanificare i nostri sforzi, l'immunità di gregge al 70% con tutto quello che sta succedendo non è sufficiente".

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