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Bari, stupri in famiglia: costringevano i figli a fare sesso di gruppo: genitori condannati

La coppia ha costretto i minori a compiere atti sessuali fin dalla loro tenerissima età. I due piccoli, entrambi disabili psichici, sarebbero stati indotti a compiere e subire atti sessuali, ad assistere ai rapporti dei genitori e in alcune occasioni perfino coinvolti attivamente negli stessi. L’uomo si trova agli arresti domiciliari, la donna è libera.
A cura di Giorgio Scura
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BARI – Un vero film dell'orrore quello andato in scena durante il processo al Tribunale di Bari verso una coppia di genitori, marito e moglie, del nord barese. I due sono stati ritenuti responsabili  di violenza sessuale pluriaggravata e maltrattamenti sui figli di 5 e 9 anni. Sono stati condannati rispettivamente a 12 anni e 3 anni di reclusione. La coppia, stando alle indagini dei carabinieri, coordinate dal pm Simona Filoni, ha costretto i minori a compiere atti sessuali fin dalla loro tenerissima età. I due piccoli, entrambi disabili psichici, sarebbero stati indotti a compiere e subire atti sessuali, ad assistere ai rapporti dei genitori e in alcune occasioni perfino coinvolti attivamente negli stessi. Ogni giorno poi erano costretti a guardare film pornografici e a subire maltrattamenti fisici, botte, schiaffi e morsi. I minori vivevano poi in condizioni di scarsa igiene e non sana nutrizione. I due bambini sarebbero stati trattati come "oggetti", veri e propri "strumenti di piacere" nelle mani dell'uomo che li definiva "di sua proprietà" è scritto nelle imputazioni

I coniugi furono arrestati nel novembre 2017, il marito in carcere e la moglie ai domiciliari. Attualmente l'uomo è agli arresti domiciliari mentre la donna, difesa dall'avvocato Giuseppe Arzillo, è libera. In particolare i giudici hanno ritenuto il marito responsabile di violenza sessuale e dei presunti maltrattamenti, la donna solo di maltrattamenti mediante omissione (assolta per non aver commesso il fatto dagli abusi sessuali). Tra le pene accessorie, all'uomo é stata sospesa la potestà genitoriale. La maggior parte delle condotte sarebbe stata opera del padre, "con il coinvolgimento morale" della madre, "la quale – si legge negli atti – non solo assisteva agli abusi sessuali plurimi commessi dal marito in danno dei figli, ma non si attivava in alcun modo affinché gli stessi avessero fine". L'inchiesta penale partì nel luglio 2016, dopo il collocamento dei bambini in Comunità su disposizione del Tribunale per i Minorenni di Bari, grazie soprattutto alle segnalazioni degli educatori della struttura.

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