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Attivisti di Ultima Generazione sfidano la neve e bloccano il traforo del Monte Bianco

Intorno alle 12.30 all’imbocco della parte italiana del Monte Bianco, un gruppo di attivisti ha bloccato per circa un’ora l’ingresso al valico di frontiera. Le forze dell’Ordine sono intervenute e dopo aver fatto tagliare le catene con le quali gli attivisti si erano incatenati tra loro, li ha sollevati di peso e portati via, liberando la strada.
A cura di Gianluca Orrù
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Un attivista portato via dalla Polizia
Un attivista portato via dalla Polizia

La mattinata a Nus, in provincia di Aosta, era cominciata nel migliore dei modi, il gruppo di 9 attivisti si era preparato con una sessione di mindfulness dopo la colazione, c'era stata la distribuzione delle pettorine fluorescenti, il check degli u-lock con i quali si sarebbero incatenati tra loro rendendo il blocco molto più complesso da liberare per le forze dell'Ordine; era tutto previsto per le 10.30 del mattino, ma la neve battente che ha ricoperto la Valle d'Aosta questa mattina ha ritardato i piani e alla fine il blocco del traforo del Monte Bianco è avvenuto con due ore di ritardo rispetto al previsto.

Il blocco stradale all'imbocco del Traforo del Monte Bianco
Il blocco stradale all'imbocco del Traforo del Monte Bianco

Una volta invasa la strada che conduce al tunnel, disteso lo striscione che recita "No gas, No Carbone", il gruppo di Ultima Generazione ha dovuto patire un freddo terribile; per questo motivo le forze dell'ordine intervenute dopo neanche 5 minuti dall'inizio del blocco continuavano a chiedere agli attivisti se stavano bene: seduti per terra per oltre un'ora, inondati dall'acqua gelida della neve sciolta che scendeva dalla strada in pendenza, hanno corso il rischio serio di assideramento; dopo una mezz'ora infatti la Polizia li ha avvolti con dei teli termici dorati.

"Noi lo stiamo facendo anche per loro – dice Luca, uno dei portavoce – noi non vogliamo essere l'ultima generazione a vivere sul pianeta. Vogliamo sensibilizzare i governi perché capiscano che non possiamo lasciare un mondo che è prossimo alla rovina, vogliamo far capire che siamo di fronte a un'indifferenza, a un ecocidio, che ci porterà dentro la sesta estinzione di massa".

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Luca è uno studente in psicologia, vorrebbe aiutare gli altri a cercare il loro benessere con la psicoterapia, ma dice che "non può pensare che esista un benessere quando il disastro è imminente"; l'altro portavoce, Alessandro, ha appena 21 anni e dice che ha lasciato da parte le sue ambizioni da pittore per seguire la lotta, si dice "molto preoccupato per quello che accadrà".

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Loro due e gli altri non hanno paura di mettere da parte i loro sogni, il tutto per la profonda convinzione che siamo di fronte a un'effettiva tragedia epocale, che dispiegherà i propri effetti nei decenni a venire ma di cui stiamo già assistendo ai prodromi oggi; una tragedia in un certo senso immanente, inevitabile, che per loro però "si può mitigare se agiamo subito, fermando immediatamente la produzione di energia da gas e carbone" per sostituirla con "20 gigawatt di energia rinnovabile".

Un momento del blocco stradale.
Un momento del blocco stradale.

Una volta intervenuti i vigili del fuoco, che hanno tagliato i lucchetti con i quali si erano agganciati tra loro, gli attivisti hanno fatto resistenza passiva e sono stati portati via di peso dalla Polizia; sono stati rilasciati in serata.

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