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Asti, accusata di picchiare marito e suocera viene assolta: “Soffriva di depressione post partum”

Accusata di maltrattamenti nei confronti del marito e della suocera, una donna è stata assolta ad Asti perché il fatto non sussiste. La difesa ha dimostrato che la vittima in realtà era proprio l’imputata, colpita da una sindrome post partum che le aveva provocato una profonda depressione. Condannata però per aver bruciato il cellulare della suocera.
A cura di Susanna Picone
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Immagine di repertorio
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Accusata di maltrattamenti nei confronti del marito e della suocera, una donna è stata assolta ad Asti perché il fatto non sussiste. La difesa ha dimostrato che la "vittima" era proprio l'imputata, colpita da una sindrome post partum che le aveva provocato una profonda depressione. Non poteva dunque essere colpevole nei confronti dei suoi familiari. Da parte sua, il marito aveva detto che per tre anni, dal 2014 al 2017, dopo la nascita della figlia, l’imputata gli aveva impedito di vedere gli amici e anche di stare con la bambina. E ancora, la moglie non avrebbe avuto riguardo per la casa e avrebbe anche esposto a diversi pericoli la figlia, avvicinandola ad esempio ai fornelli o lasciandola vicino a dei coltelli. E sarebbe stata violenta, picchiandoli e colpendoli persino con bottiglie, con il marito e la suocera.

Per lei, l’accusa aveva chiesto due anni e sei mesi. Ma alla fine, almeno dall’accusa di maltrattamenti, è stata appunto assolta. È stata invece condannata a 7 mesi (con pena sospesa) per l’accusa di danneggiamento: in un momento di rabbia aveva infatti gettato il cellulare della suocera nel caminetto. L'imputata durante le udienze aveva negato ogni accusa, tranne appunto quella di aver distrutto il cellulare della suocera. "Era lei che avrebbe avuto bisogno di aiuto – le parole del suo avvocato Alberto Bazzani riportate da Repubblica – aveva avuto una depressione post partum che aveva anche cercato in ogni modo di affrontare, anche con un percorso per migliorare il suo stato di salute. In quella situazione di fragilità, avrebbe avuto bisogno di comprensione e accudimento in famiglia, invece non era affatto così: abbiamo portato in aula messaggi molto pesanti che aveva ricevuto".

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