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Covid 19

Assembramenti e code, in Sicilia si apre così il weekend dei vaccini AstraZeneca senza prenotazione

Nella sola giornata di venerdì, il numero delle persone vaccinate con il siero AstraZeneca in Sicilia è triplicato rispetto a giovedì. Merito dell’open weekend dei vaccini per gli over 60, iniziativa voluta dal presidente della Regione Nello Musumeci per dare una spinta alla campagna di immunizzazione nell’Isola. Anche a Catania l’adesione è stata massiccia, ma il risvolto della medaglia erano le lunghe code e gli assembramenti nell’hub vaccinale dell’ex mercato ortofrutticolo.”Se il Covid non lo avevo, forse stamattina l’ho preso”, dice qualcuno.
A cura di Luisa Santangelo
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La Regione Siciliana festeggia i grandi risultati raggiunti. Ma chi a Catania era all'hub vaccinale dell'ex Mercato ortofrutticolo sta ancora sperando di non essere rimasto contagiato dal coronavirus nel maxi-assembramento mattutino. Sono le due facce dell'open weekend delle vaccinazioni AstraZeneca in Sicilia. L'iniziativa del governatore Nello Musumeci ha un obiettivo chiaro: dare una sostanziosa accelerata al piano vaccinale regionale, bypassando le procedure di prenotazione che, in più di una circostanza, si sono dimostrate parecchio lacunose. Così via libera a tutti gli over 60 senza patologie. Dal 16 al 18 aprile basta presentarsi in uno dei 66 hub vaccinali dell'Isola ed essere nel giusto target di età per ottenere la prima dose. Il risultato? Nel capoluogo etneo, lunghe code e distanze interpersonali non rispettate per parecchie ore.

In tutta la giornata di giovedì 15 aprile erano state 2.464 le somministrazioni del siero anglo-svedese (15.500 nell’ultima settimana), ma alle 17.30 di venerdì i numeri in Sicilia erano addirittura triplicati: già 7.713 vaccini inoculati. Numero destinato a crescere, dato che l'orario di apertura di molti centri siciliani si spinge fino alle 22. "Il problema qui non è il vaccino, il problema è il Covid che qualcuno qui prenderà visto questo schifo", attacca una donna di 66 anni in fila dalle 9.30. Quando la incontriamo sono le 11.30, c'è un vento molto forte e lei annuncia: "Io sto per svenire, mi sento male". Lei ha una prenotazione perfettamente in regola, ma prenotati e aderenti all'open weekend senza prenotazione fanno insieme almeno la prima parte della fila. Il risultato è che chi ha una prenotazione, spesso, attende più di chi non ce l'ha.

"Le pecore stanno più distanti di noi", commenta un altro, che venerdì – tra le 10 e le 11 – avrebbe dovuto ricevere la sua seconda dose. Ma che alle 11 è ancora all'ingresso, in coda. Gli animi sono piuttosto inquieti. Qualcuno sposta da solo le transenne per cercare di creare almeno una fila ordinata. Qualcun altro riempie, in piedi, il cruciverba di copertina della Settimana enigmistica. "Servirebbe un poliziotto per ogni persona che entra per mantenere il distanziamento. E non si può", replica Pino Liberti, commissario straordinario dell'Asp di Catania per l'emergenza coronavirus. "Forse è una patologia antropologica nostra – commenta – Ci piace stare tutti insieme. Lo spazio c'è, dovrebbero essere le persone ad autoregolarsi".

Ma questo non accade. Neanche, superata l'accettazione, nella fila tra le stanzette in cui viene inoculato il vaccino. Nell'attesa tra la fine di una fiala e la preparazione di quella successiva, anche il corridoio coi medici si trasforma in un serpentone senza distanze. "Uno viene qui per rispettare tutte le regole, e poi  si scopre che anche qua regole non ce n'è", afferma un uomo subito dopo avere ricevuto la sua prima dose. "E il problema è che non c'è nessuno che lo dica". Lui ha atteso, ha mantenuto la calma e non ha litigato con nessuno. Lo stesso, però, non può dirsi di altri cittadini. Qualcuno infastidito più di qualcun altro anche per il viaggio a vuoto.

"È la terza volta che vengo qui – spiega Norma, che accompagna una ultraottantenne – La prima volta ci hanno rimandato indietro perché erano finite le dosi, la seconda perché all'anamnesi ci hanno detto che la mia amica, che ha 80 anni ed è stata operata da poco al femore, doveva ricevere il vaccino Pfizer. Così ci hanno prenotate per oggi: abbiamo fatto la fila in questo caos, toccava a noi e ci hanno mandate di nuovo indietro: pare che il vaccino la mia amica debba farlo in ospedale, per via delle sue patologie. Hanno preso i nostri contatti e dicono che ci richiameranno". Così, per la terza volta, tornano a casa senza avere ricevuto l'iniezione vaccinale.

"Sono contento che i siciliani – commenta il presidente della Regione – abbiano compreso l’importanza della vaccinazione, unica concreta opportunità per venire fuori, il prima possibile, da questa maledetta pandemia". La maggior parte dei cittadini, in effetti, resta nonostante tutto. "I disagi e la disorganizzazione si sopportano – risponde una donna che aspetta il suo turno – Alla fine è il risultato quello che conta. In confronto a tutto quello che abbiamo passato in quest'anno, la fila è niente".

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