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Alessio, il poliziotto trans che è entrato in polizia da donna ed è riuscito a giurare in pantaloni

La storia dell’agente di polizia Alessio Avellino, entrato come allievo con i documenti da donna e diventato poi poliziotto riuscendo a giurare in pantaloni.
A cura di Antonio Palma
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"La rivoluzione passa anche dalle divise che non si uniformano e dalle uniformi che non si dividono", così in un post su facebook, l'agente di polizia Alessio Avellino descrive la sua storia di allievo agente, entrato nel Corpo della Polizia di stato con i documenti da donna e diventato poi poliziotto riuscendo a giurare in pantaloni. Un traguardo personale importantissimo ma anche una storia che vuole essere di esempio per gli altri perché "L’immaginario collettivo che vede un appartenente delle forze di polizia contrapposto alla coscienza sociale che sviluppa una persona LGBT+ autodeterminandosi deve essere trasformato", come ha spiegato lui stesso dopo la sua elezione a presidente di Polis Aperta, l’associazione Lgbtqi+ di appartenenti alle forze di polizia e forze armate.

Come ha raccontato lo stesso 26enne attraverso i canali social dell'associazione, la consapevolezza di dover affrontare il periodo di formazione considerato come una ragazza, perché così dicevano i documenti, è apparsa in tutta la sua drammaticità nell'agosto del 2019 quando è entrato a far parte del Corso per Agenti della Polizia di Stato. "La gioia della partenza fece spazio all’angoscia e alla paura di dover affrontare un percorso che poco aveva a che fare con la mia persona, la mia identità. Ho preso consapevolezza di una realtà più dolorosa di tutte le altre: le donne giuravano in gonna e gli uomini in pantaloni" ha raccontato il poliziotto 26enne. Da quel momento ha cercato aiuto e nel suo percorso ha capito di non essere affatto solo. Al suo fianco ha trovato in primis Michela Pascali, segretaria generale di Silp Cgil e poliziotta, ma anche colleghe e colleghi che lo hanno sostenuto.

"Nel comunicare la paura ho iniziato a capire di potermi fidare, di pochi ma di potermi fidare, Di potermi esporre, di poterci provare a farmi vedere. E così nel dolore che mi invadeva e pervadeva, ho scoperto occhi che vestiti coi miei stessi colori hanno abbracciato la mia sofferenza, stravolgendola. La mia compagna di stanza e poche altre vite consapevoli, hanno fatto in modo che fossi Ale, dandomi il maschile nei momenti extra-formativi e alleviando l’inadeguatezza con la comprensione dettata dal cuore e non dalla conoscenza" ha scritto Alessio nel post.  Un percorso che infine lo ha porto a giurare  in pantaloni, poco dopo il lockdown generale. "Ho giurato in pantaloni perché le molteplici divise che hanno incontrato la mia richiesta si sono spese uniformemente nella risposta al mio bisogno. E il giorno del giuramento è stato per me gioia, nonostante tutto, perché quello che ero si era, in parte, allineato con ciò che ero chiamato a fare" ha  ricordato ancora l'agente che ora si è messo a disposizione degli altri attraverso l'associazione che presiede. "Uno strumento che esiste per questo: per tutti gli Alessio che hanno paura di non potercela fare e hanno bisogno di leggere che una Michela c’è".

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