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Acque avvelenate in Veneto, a processo 15 manager per il caso Pfas Miteni

Dopo anni di battaglie, il giudice del Tribunale di Vicenza ha rinviato a giudizio i 15 manager indagati nell’ambito dell’indagine sulla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque del Veneto. Devono rispondere a vario titolo di avvelenamento di acque, disastro innominato e inquinamento ambientale. Il via il primo luglio con oltre duecento parti civili.
A cura di Antonio Palma
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Tutti a processo i 15 manager accusati a vario titolo di avvelenamento di acque, disastro innominato e inquinamento ambientale nell'ambito dell'indagine sulla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque venete. Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Vicenza, Roberto Venditti, infatti oggi ha rinviato a giudizio tutti e 15 gli indagati alcuni dei quali tra le altre cose devono rispondere anche di reati fallimentari. Si tratta manager della ditta Miteni di Trissino (Vicenza), da cui sarebbero arrivate le sostanze inquinanti scaricate poi nelle acque della regione e finite nel sangue degli abitanti. A processo anche altri dirigenti di società ad essa legate. Nel dettaglio  si tratta dei manager giapponesi della Mitsubishi Corporation, della lussemburghese Miteni Icig e della Miteni stessa.

La decisione del Gup di Vicenza è arrivata al termine di tre ore di camera di consiglio e dopo aver respinto diverse eccezioni presentate dai legali della difesa, tra cui quella di incompatibilità territoriale. Gli avvocati difensori infatti hanno chiesto di spostare il processo a Trento perché i magistrati coinvolti nell'indagine e i magistrati giudicanti potrebbero essere influenzabili rispetto ai temi d'indagine in quanto tutti residenti nel Vicentino e alcuni nelle aree colpite da inquinamento. La richiesta però è stata rigettata. Il Processo, che coinvolgerà anche la Mitsubishi e il fondo finanziario ICIG quali responsabili civili a fianco degli imputati, prenderà il via il primo luglio prossimo davanti alla Corte d'Assise di Vicenza.

Quello sulle acque avvelenate in Veneto e la presenza di PFAS fin da ora si configura come uno dei più grandi processi per reati ambientali del nostro Paese che vedrà la partecipazione di oltre duecento parti civili che si sono costituite, tra enti locali, aziende idriche, associazioni di abitantie ambientaliste. Tra queste le quattro società idriche interessate dall'inquinamento i cui legali si sono dichiarati "molto soddisfatti che il processo sia stato fissato così presto perché è il segnale che tutti hanno interesse a raggiungere la verità il prima possibile”.

Soddisfatti anche i genitori No-Pfas, che hanno presidiato il Palazzo di Giustizia, e le associazioni ambientaliste. “Confermato l’impianto accusatorio. Esprimiamo la nostra soddisfazione per questa prima grande vittoria riguardante l’inizio del procedimento giudiziario sul caso PFAS. Un caso di inquinamento delle acque che abbiamo denunciato pubblicamente sin dal 2014 e per il quale l'associazione non smetterà di chiedere il disinquinamento delle falde e l’applicazione del principio chi inquina paga, in base a quanto previsto dalla legge 68/2015 sugli ecoreati" hanno dichiarato da Legambiente, aggiungendo: "La difesa delle falde e della salute dei cittadini è un elemento imprescindibile per liberare l’Italia dai veleni".

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