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Abruzzo, chiude stabilimento Riello: fattura milioni ma licenzia 71 lavoratori

Riello, una delle aziende leader in Italia nel settore della climatizzazione, chiuderà lo stabilimento di Villanova di Cepagatti, in provincia di Pescara, avviando la procedura di licenziamento per 71 lavoratori e lo spostamento di 19 addetti alla ricerca e sviluppo nella sede di Lecco e Legnago. I sindacati: “Non c’è nessuna crisi”. Il PD: “L’azienda fattura milioni”.
A cura di Davide Falcioni
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Riello, una delle aziende leader in Italia nel settore della climatizzazione, ha deciso di chiudere lo stabilimento di Villanova di Cepagatti, in provincia di Pescara avviando la procedura di licenziamento per 71 lavoratori e lo spostamento di 19 addetti alla ricerca e sviluppo nella sede di Lecco e Legnago. L'azienda, che fa parte del gruppo Carrier, ha annunciato che delocalizzerà la produzione negli stabilimenti nel nord Italia e in Polonia. "A seguito di un’attenta analisi del mercato che si presenta in rapida evoluzione e della competitività delle nostre operazioni, abbiamo deciso di interrompere le attività del nostro stabilimento di Pescara e di concentrarle presso altri impianti con capacità disponibile a Legnago (VR), Volpago del Montello (TV) in Italia, e Torun in Polonia. Questa decisione ha lo scopo ottimizzare i nostri asset industriali e contribuirà a posizionare la nostra azienda per il futuro in un mercato globale sempre più competitivo. Siamo consapevoli dell’impatto di questo progetto sui dipendenti interessati. L’azienda – afferma Riello in una nota – si impegna a lavorare a stretto contatto con loro, i loro rappresentanti e le istituzioni in un dialogo attivo per sostenerli durante il progetto".

I sindacati: "Incomprensibile la chiusura di Riello in Abruzzo"

La decisone dell'azienda avrà gravissime conseguenze per 71 lavoratori e per le loro famiglie, che rischiano di piombare nella povertà nel pieno di una pandemia e di una crisi economica senza eguali negli ultimi decenni. Per questo gli operai, e i sindacati più rappresentativi, stano da giorni manifestando davanti allo stabilimento: "La notizia, piovuta come un fulmine a ciel sereno nell’anno dell’ecobonus caldaie, ha lasciato tutti sbigottiti per la mancanza totale dei segnali tipici di un’azienda in crisi", spiegano in una nota congiunta Rsu, Fiom Cgil e Uilm Uil provinciali. I sindacati avevano lanciato "un allarme nel mese di agosto, poco prima della chiusura per ferie, periodo nel quale la Riello aveva lasciato a casa dall’oggi al domani 49 lavoratori in somministrazione. Fino al mese di luglio la produzione è stata corposa e in costante aumento, il settore di ricerca e sviluppo ha incessantemente contribuito all’introduzione di nuove tecnologie e gli operai hanno lavorato fino a coprire tre turni. In tale contesto la scelta scellerata di chiudere è incomprensibile". Insomma, Riello è un'azienda tutt'altro che in crisi e la chiusura del sito abruzzese sarebbe motivata esclusivamente dalla volontà di incrementare i profitti.

Il piano industriale della multinazionale, continuano i sindacati, mostra chiaramente come "la produzione del plant abruzzese non cesserà, ma verrà solo frammentata e divisa. La costruzione degli scambiatori passerà a Legnago (Verona), la carpenteria pesante a Volpago del Montello (Treviso) e ovviamente, come in un noto cliché, l’attività di assemblaggio delle caldaie sarà trasferita in un sito in Polonia". Rsu, Fiom e Uilm rilevano che "a nulla è servito che lo stabilimento abruzzese sia stato capace di produrre, modificare e sviluppare prodotti innovativi. La Riello ha deciso di implementare i suoi stabilimenti del Nord e di esportare lavoro all’estero, impoverendo un territorio già martoriato".

Il PD: "Nel 2021 Riello ha fatturato 12 milioni di euro"

Presenti al presidio anche i consiglieri regionali del Partito Democratico Silvio Paolucci e Antonio Blasioli, che confermano come la chiusura dello stabilimento di Capagatti nulla abbia a che fare con la crisi: "Alla Riello i vertici affermano espressamente che vogliono ridurre il costo del lavoro pur in presenza di un’azienda sana e le maestranze sono a rischio per la decisione aziendale di spostare altrove la produzione dello stabilimento di Villanova. Parliamo di una realtà che fattura milioni, quest’anno siamo già a 12 milioni e con un trend in crescita, che ad agosto aveva l’80 per cento della produzione dell’anno precedente già evasa. Non è dunque una crisi aziendale: dopo l’estate 49 interinali sono stati mandati a casa e la stessa sorte fra 75 giorni la subiranno altri 71 dipendenti. Non è colpa del covid e bisogna fare presto, si faccia valere la voce dell’Abruzzo".

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