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“A San Valentino mettila a 90”: orribile pubblicità sessista in Calabria

Un altro manifesto pubblicitario recitava: “A San Valentino mettiglielo in mano”. La campagna “promozionale” è stata ideata da un negozio di elettrodomestici.
A cura di Davide Falcioni
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Rischia di trasformarsi in un boomerang la campagna pubblicitaria escogitata da Keyaku, negozio di articoli elettronici e elettrodomestici calabrese protagonista di una volgare e molto discutibile ondata di affissioni in cui a farla da padrone sono cattivo gusto e sessismo. Proprio nei giorni in cui si dibatte sul ricorso, da parte del quotidiano Libero, di allusioni sessuali riguardo la sindaca di Roma Virginia Raggi, la Keyaku non ha trovato di meglio del ricorrere a messaggi offensivi per la dignità delle donne per promuovere i suoi prodotti.  “ A San Valentino mettiglielo in mano!” o a "San Valentino mettila a 90°!", sono due manifesti pubblicitari apparsi in Calabria che hanno indignato migliaia di persone, non solo donne ma anche esperti di Marketing.

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Rimossi i manifesti pubblicitari sessisti

Le polemiche hanno fortunatamente convinto il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto a intervenire: "Ho provveduto a dare disposizioni affinché i manifesti pubblicitari di una specifica azienda che vende elettrodomestici e strumenti tecnologici vengano rimossi dagli spazi che ricadono nel Comune di Cosenza in cui sono stati affissi". Il primo cittadino, fortunatamente sensibile alle proteste, ha aggiunto: "Non ci interessano eventuali conseguenze legali per la rimozione anticipata di questi cartelloni, non possiamo consentire che vengano diffusi messaggi di arretratezza culturale né, tantomeno che feriscono la sensibilità femminile già fin troppo vituperata, e non solo, a causa di episodi di attualità che tutti conosciamo. La comunicazione delle aziende commerciali non sfugge certo a responsabilità sociali a cui bisognerebbe attenersi, – precisa Occhiuto – per attirare l'attenzione dei clienti ci si può sempre rivolgere alle variegate e argute forme dell'intelligenza umana piuttosto che a quelle della volgarità che definisce la donna, ancora oggi, oggetto di possesso sessuale".

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