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Allarme morbillo in Italia, a Pescara è epidemia: 25 casi. Colpito anche il Piemonte

L’ultima ondata di casi è stata registrata soprattutto fra adulti di età compresa fra 30-40 anni, non vaccinati. In Piemonte colpiti anche gli operatori sanitari.
A cura di Biagio Chiariello
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C’è apprensione per l’epidemia di morbillo che ha colpito in queste settimane l’Italia. Prima in Piemonte (145 casi nei primi due mesi dell’anno) dove ci sono stati non pochi disagi anche negli ospedali, con 19 operatori sanitari contagiati, poi l’Abruzzo. Solo a Pescara, in poco più di un mese, all'ospedale civile sono stati accertati 75 casi, 25 dei quali così gravi da dover procedere a ricoveri, come evidenza Il Centro.

“C'era da aspettarselo – ha spiegato Carla Granchelli, direttrice dell'Unità operativa di Igiene, Epidemiologia e Sanità pubblica della Asl locale – l'epidemia di morbillo ha generalmente un ciclo di quattro anni ed è tornata dopo il 2012. Già a gennaio, in piena allerta meningite, avevo ricordato l'importanza delle vaccinazioni perché l'epidemia può essere scongiurata solo con una copertura tra il 92 e il 95% della popolazione. Il piano nazionale 2010-2015, però, ha fallito”. Il dottor Giustino Parruti, primario di Malattie infettive dell’ospedale pescarese spiega invece che l’epidemia sta riguardando “soprattutto la fascia tra i 30 e i 40 anni di soggetti non vaccinati, persone finora protette dalla relativa immunità ‘di gregge’. Ma col calo generale delle coperture vaccinali, questa fascia scoperta dal vaccino ha contratto la malattia. Di qui i ricoveri e l’alto numero di consulenze che abbiamo avuto in reparto, ma che di fatto sono solo la punta dell’iceberg, perché da noi non sono arrivate le forme più leggere”.

Solitamente, i primi sintomi di infezione sono rappresentati da tosse, naso che cola, febbre alta, e occhi rossi. Una caratteristica indicativa di morbillo sono le macchie di Koplik, piccole macchie rosse con centro blu-bianco che compaiono all’interno della bocca. Secondo gli esperti sono numerosi gli italiani nella fascia di età che vai dai 20 ai 40 anni, che non sono vaccinati. Per questo motivo è stato lanciato un piano nazionale di contrasto della malattia, con analisi di controllo nei casi sospetti e segnalazione immediata all'Istituto nazionale di malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani'.

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