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Il governo ritira il divieto di esportare armi in Arabia Saudita, M5s: “Decisione presa in leggerezza”

Il governo ha fatto cadere il divieto di esportare armi verso l’Arabia Saudita, chiamando in causa la “mutata situazione nel conflitto” in Yemen. I parlamentari M5s nelle commissioni Esteri e Difesa hanno messo in discussione questa decisione.
A cura di Annalisa Girardi
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L'Italia potrà nuovamente vendere armi a Riad. Il governo ha infatti fatto cadere il divieto di esportare armi verso l'Arabia Saudita, chiamando in causa la "mutata situazione nel conflitto" in Yemen. Una decisione che arriva circa un mese dopo l'addio al divieto di vendere armi agli Emirati Arabi ed è stata annunciata in un comunicato di Palazzo Chigi al termine dell'ultimo Consiglio dei ministri.

Nota in cui si spiega che le motivazioni che avevano bloccato l'export di armamenti verso l'Arabia Saudita sarebbero venute meno, insieme al cambiamento del contesto della guerra civile in Yemen, dove i combattimenti sono rallentati. E così, si legge sempre nel comunicato del governo, si è attenuato anche il rischio che le bombe e i missili vengano usati in maniera "impropria" dalla coalizione guidata da Riad, "in particolare contro obiettivi civili". Già perché il bombardamento di scuole e ospedali, purtroppo, è stato più volte documentato nel Paese.

CONTROLLO DELL’ESPORTAZIONE DI MATERIALI DI ARMAMENTO

Le limitazioni all’esportazione verso l’Arabia Saudita di alcuni materiali di armamento per prevenirne l’utilizzo nella guerra in Yemen sono state decretate tra il 2019 e il 2020, in conformità con atti di indirizzo del Parlamento.

Le motivazioni alla base di tali provvedimenti sono oggi venute meno. Il contesto regionale in Yemen è cambiato, a cominciare dagli sviluppi sul terreno. Da aprile 2022, anche grazie alla tregua convenuta tra le parti, le attività militari sono fortemente rallentate e circoscritte. La significativa riduzione delle operazioni belliche comporta un’attenuazione altrettanto significativa del rischio di uso improprio di bombe d’aereo e missili, in particolare contro obiettivi civili. Riad ha portato avanti una intensa attività diplomatica a sostegno della mediazione delle Nazioni Unite e al contempo ha agito anche sul fronte economico e dell’assistenza umanitaria in maniera determinante.

Su questo sfondo e alla luce della mutata situazione del conflitto, in linea con la scelta fatta nell’aprile scorso nei confronti degli Emirati Arabi Uniti, il Consiglio dei Ministri ha attestato che l’esportazione di bombe e missili verso l’Arabia Saudita non ricade nei divieti di esportazione stabiliti dall’articolo 1, commi 5 e 6, della legge 9 luglio 1990, n. 185, essendo conforme alla politica estera e di difesa dell’Italia.

Per questa ragione l'Arabia Saudita è stata cancellata dalla lista dei Paesi verso cui vige il divieto di esportare armi. Una decisione, però, che ha suscitato alcune polemiche: "Il governo Meloni toglie il divieto di vendere bombe e missili all'Arabia saudita imposto dai governi Conte in ragione del ruolo del Paese nella sanguinosa guerra di aggressione contro lo Yemen e dei gravi crimini di guerra commessi dalla coalizione a guida saudita. La decisione del governo, che segue quella di poco più di un mese fa di riprendere la vendita di armi anche agli Emirati Arabi Uniti, arriva quando il conflitto in Yemen, nonostante la fragile tregua, non si è ancora concluso con un trattato di pace. Nonostante vi siano gravi responsabilità di crimini ancora da chiarire, e nonostante sia ancora in atto una drammatica crisi umanitaria", hanno scritto in una nota i deputati e senatori del Movimento Cinque Stelle delle commissioni Esteri e Difesa.

"Per non parlare delle violazioni dei diritti umani sotto il regime di Bin Salman che qualcuno definisce ‘rinascimentale' ma che, non dimentichiamolo, è stato riconosciuto dalla Cia come il mandante del barbaro omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. Evidentemente per Meloni, Crosetto e Tajani le violazioni dei diritti umani non sono tutte uguali, soprattutto quando ci sono in ballo forniture militari. Il governo dimostri di non usare doppi standard, anche in considerazione di uno scenario geopolitico in continua evoluzione e in cui non sono opportune decisioni prese con leggerezza senza valutare tutte le conseguenze", hanno poi concluso.

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