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Strage Capaci, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani: “Messina Denaro per me non esiste”

In occasione del 31esimo anniversario della strage di Capaci, la vedova dell’agente della scorta Vito Schifani ha parlato anche del boss di Castelvetrano, arrestato lo scorso gennaio: “Non mi dice niente, non lo calcolo neanche…”
A cura di Biagio Chiariello
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"Posso essere sincera? A me quel Mattia Messina Denaro lì non fa alcun effetto. Né caldo né freddo. Davvero. Non mi dice nulla. Per me non esiste, non lo calcolo neppure…" Sono le parole di Rosaria Schifani, vedova di Vito Schifani, uno dei tre uomini della scorta di Giovanni Falcone, morti nella strage di Capaci.

La donna oggi era a Pescara (non a Palermo come Maria Falcone, sorella del giudice) per ricordare la strage avvenuta ormai 31 anni fa. Durante i funerali nella chiesa di San Domenica, Rosaria allora 22enne, pronunciò la frase: "Io vi perdono ma voi vi dovete mettere in ginocchio".

"Se rivedo quella ragazza lì penso che avrei l’abbracciata e le avrei detto: ‘Brava, hai detto quello che hai pensato’ – ammette Rosaria raggiunta al telefono dall’AdnKronos- . Quando alla camera ardente mi diedero il biglietto con la preghiera a leggere io dissi tra me e me: ‘Ma non posso leggerla’, però era l’unico modo per salire sul pulpito e dire quello che pensavo. Così non ho detto nulla. Non so neppure io da dove presi quella forza. Il Signore mi ha dato quella opportunità".

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Molto negli ultimi si è detto anche del prete che quel giorno la affiancava, incoraggiandola a leggere con fare anche un po' severo considerato il momento. Don Cesare Rattoballi era cugino dell'agente Vito Schifani, "Poverino, don Cesare. Penso di averlo messo in difficoltà quel giorno…" ammette Rosaria.

Vito mio era l’amore della mia vita, ed era ingiusto averlo ucciso. Contro i vigliacchi bisogna urlare, non bisogna stare zitti. Sono sempre stata un po’ ribelle, contro le avversità della vita – ha affermato, ricordando quando l’ex capo della Polizia le diede una busta con dei soldi, come anche agli altri parenti delle vittime ma lei non li accettò – Non volevo fare la spavalda con Parisi, in quel momento mi è sembrata una cosa brutta prendermi quella busta. Altri la presero".

Poi chiosa sulla durata dei processi, anche quelli di Mafia. "Meglio non addentrarci in questo momento è meglio starne fuori.  Dico solo una cosa: Ma è normale che i processi durino da 31 anni? Evidentemente c’ qualcosa che non va… Ha ragione Fiammetta Borsellino…".

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