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80 euro, Di Maio all’attacco: “Renzi mente, restituisca i voti delle Europee”

Il vicepresidente della Camera dei deputati torna sulla “restituzione” degli 80 euro: “Achille Lauro dopo il voto lasciava due scarpe, Renzi si riprende tutti i soldi. Le cose sono due: o il premier non eletto restituisce i soldi o i voti che ha preso. Chieda pubblicamente scusa”.
A cura di Redazione
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Continua a far discutere la questione della "restituzione del bonus di 80 euro in busta paga". Un caso complesso, che non si presta a semplificazioni eccessive e che qui abbiamo cercato di riassumervi nel modo più chiaro possibile. Dopo la risposta a mezzo video del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, arriva la replica del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, uomo di punta del Movimento 5 Stelle.

Per il deputato grillino Renzi ha mentito agli italiani e ora deve necessariamente chiedere scusa, assumendosi la responsabilità tanto degli errori dell'Agenzia delle Entrate quanto delle scelte dell'esecutivo che, a suo dire, avrebbero penalizzato non solo chi ha guadagnato più di 26mila euro annui, ma anche chi è sceso sotto la soglia degli 8197 euro, ovvero nella fascia di incapienza.

Ecco cosa scrive Di Maio sul blog di Beppe Grillo:

In questi due giorni ho potuto ascoltare in prima persona tante tragiche storie di vita sulla vergognosa vicenda degli 80 euro. Lavoratori precari, spesso giovanissimi, che hanno guadagnato meno di 8.000 euro in un anno e si sono visti sfilare all’improvviso dallo stipendio quasi 1000 euro tutti in una volta. Dipendenti che hanno avuto l’unica colpa di perdere il lavoro e di non rientrare più nelle assurde soglie degli 80 euro, dovendo sborsare centinaia di euro per “risarcire” lo Stato. Famiglie che dopo anni di immensi sacrifici avevano prenotato una meritata vacanza, e che invece dovranno rimanere a casa per mettere una pezza ai disastri di un Governo indegno. 1.400.000 italiani costretti a restituire gli 80 euro.
Il Presidente del Consiglio mente. Sostiene che chi ha restituito gli 80 euro ha guadagnato più di 25.000 euro annui, ma non dice che il suo bonus elettorale è stato prima erogato e poi scippato anche a chi ne ha guadagnati meno di 8.000, cioè a persone che si trovano sotto la soglia della povertà fissata dall’Istat (780 euro mensili di reddito, 9.360 l’anno). Questi cittadini colpevoli di non avere un lavoro stabile, o di averlo perso durante l’anno a causa dei fallimenti economici del Governo, sono in tutto 341.000. Con la farsa degli 80 euro hanno dovuto restituire allo Stato 55 milioni di euro nel solo 2015. Tantissimo per loro, quasi nulla per le casse pubbliche, che raccolgono da cittadini e imprese più di 500 miliardi di euro l’anno. Con quale faccia tosta il Presidente del Consiglio bussa alla porta di 341.000 poveri quasi come fossero ladri che hanno evaso il fisco o truccato un appalto?
Achille Lauro dopo il voto lasciava due scarpe, Renzi si riprende tutti i soldi. Le cose sono due: o il premier non eletto restituisce i soldi o i voti che ha preso. Chieda pubblicamente scusa. Lo deve fare, e come MoVimento 5 Stelle pretendiamo che lo faccia. Anche perché in molti casi gli 80 euro sono stati erogati per un errore dell’Agenzia delle Entrate sul 730 precompilato, un'altra magnifica invenzione di questo Governo che si è rivelata, alla fine, l’ennesimo strumento per vessare i cittadini italiani.
Provano in tutti i modi a sedurvi, promettendo la qualunque. Sono fregature a scopo elettorale. Dicono ma poi non fanno. Come per gli 80 euro, così per il DASPO ai politici, per la riforma delle pensioni, per i risparmiatori di Banca Etruria e delle popolari, per la riforma della prescrizione, per il taglio delle tasse, per il lavoro, per l'abolizione di Equitalia. Non hanno fatto nulla, hanno solo abusato della credulità popolare per racimolare voti. E mo basta. I fallimenti sono sotto gli occhi di tutti: basta che vi pesiate il portafoglio. Non sono credibili. Non fidatevi. Non abboccate. Io non abbocco.
Solo il MoVimento ha fatto quello che diceva: taglio degli stipendi, rifiuto di 42 milioni di euro di finanziamenti pubblici, chi sbaglia va a casa, reddito di cittadinanza comunale e Equitalia fuori dalle città dove governiamo. Il 5 giugno cambiamo tutto. Il Nuovo Rinascimento inizia dai comuni.

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