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15 ottobre, l’Inferno di Roma: video-racconto delle due manifestazioni, del caos e della devastazione

Cinque ore di guerriglia urbana cancellano la manifestazione degli indignati italiani e il 15 ottobre in Italia diventa una riedizione del G8 di Genova. Cariche della polizia, lacrimogeni e black block, così piazza San Giovanni diventa un campo di battaglia.
A cura di Alessio Viscardi
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Blindato dei carabinieri dato alle fiamme

Una guerra urbana con pochi precedenti nella storia italiana, che ha offuscato la marcia di oltre duecentomila indignati che dalla stazione Termini di Roma erano diretti a piazza San Giovanni. Non ci sono mai arrivati, perché prima di loro c’è arrivato un piccolo esercito die duemila incappucciati armati di spranghe e coperti da caschi e maschere anti-gas. Che sarebbe finita in guerriglia lo si sapeva bene da giorni: autobus finanziati da tutta Italia da mani sconosciute, gruppi di ultras e Acab che si organizzano in rete, la decisa volontà di numerose realtà di lotta territoriali di raggiungere “i palazzi del potere”. Era previsto che il corteo si dividesse a un certo punto, lasciando proseguire gli indignados italiani verso piazza San Giovanni.

#15oct: video-racconto dell'inferno a Roma

La manifestazione degli indignados per la Occupy Rome diventa uno scontro militare tra polizia e 2000 black bloc

Qualcosa è andato storto fin da subito. Dal corteo, d’un tratto, ragazzi giovani e meno giovani hanno cominciato a incappucciarsi, indossare maschere e caschi, ed estrarre lunghe spranghe camuffate da bandiere e striscioni. Dopo nemmeno un’ora dalla partenza, ecco i primi assalti alle banche e alle auto in sosta per strada. A un certo punto, si leva una colonna di fumo nero nel cielo: è un’auto in fiamme. Arrivano in massa i “facinorosi”, ma il corteo insorge, li fischia e cerca di marginalizzarli.

All’altezza del Colosseo, però, il gruppo composto da centinaia di black block si compatta e blocca la marcia del corteo. Poco più avanti, gli attivisti di Sinistra Ecologia e Libertà e di Rifondazione Comunista vengono alle mani con alcuni di loro. Una bomba carta lanciata come un’arma, trancia tre dita a un ragazzo che stava cercando di riportare l’ordine. Cominciano le aggressioni squadriste, decine di auto vengono date alle fiamme durante il percorso e le banche vengono assaltate. Interi edifici sono dati alle fiamme, come una caserma. Le telecamere per la sicurezza stradale vengono sfasciate con precisione chirurgica.

La polizia lascia fare, asserragliata nelle vie laterali totalmente chiuse al traffico. Interviene soltanto a poche centinaia di metri da piazza San Giovanni, dividendo il corteo e caricando gli incappucciati. Scoppia la guerriglia, con lanci di lacrimogeni, bombe carta e fumogeni. In piazza, si radunano non meno di duemila violenti, la polizia si barrica e utilizza i cannoni ad acqua per sedare la rivolte. Ma non c’è nulla da fare, in più di un occasione i blindati sono assaltati nonostante corrano a folle velocità tra i black block investendone anche qualcuno.

Per cinque ore va avanti una vera e propria guerra in piazza San Giovanni, circondata in più di una occasione dai black block. Un blindato dei carabinieri viene dato alle fiamme e i due occupanti riescono a salvarsi per miracolo. Alcuni manifestanti pacifici si siedono in terra, nel mezzo della piazza, cercando di fare da cuscinetto tra la polizia ei violenti.

Alle 19 circa, i manifestanti vanno via. È l’ora fissata dagli autobus per il ritorno nelle città di origine. La protesta rientra e rimane soltanto il bilancio di settanta feriti, alcuni anche gravi, e milioni di euro di danni, oltre che domande: perché la polizia non è intervenuta prima, durante il corteo, lasciando che si arrivasse allo scontro fisico e massiccio?

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