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Svolta nella Chiesa tedesca: sì a dipendenti gay, separati e divorziati

E’ ormai certa l’approvazione di un nuovo regolamento interno che supererà la richiesta ai lavoratori di aderire ad uno stile di vita confacenti agli insegnamenti del cattolicesimo. Il maggior sponsor dell’innovazione è il cardinale Marx, grande sostenitore di papa Francesco.
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La Conferenza Episcopale tedesca sta per superare la regola interna che obbliga i dipendenti ad avere una vita confacente all'insegnamento cattolico in fatto di morale.
La Conferenza Episcopale tedesca sta per superare la regola interna che obbliga i dipendenti ad avere una vita confacente all'insegnamento cattolico in fatto di morale.

Omosessuali, separati, divorziati, risposati potranno lavorare per la Chiesa Cattolica tedesca nonostante la loro condizione non rispecchi i requisiti morali generalmente richiesti . E’ ormai praticamente certo il superamento di un regolamento interno della Conferenza Episcopale del Paese, che oggi prevede l’adesione ad uno stile di vita confacente agli insegnamenti della Chiesa. La decisione, ormai presa, sarà ufficializzata solo nel 2015 ed avrà effetto sulle vite di migliaia di persone: basti pensare che la sola Caritas tedesca ha mezzo milione di dipendenti, mentre la Volkswagen, meno di quattrocentomila. Tutte le strutture della Chiesa cattolica messe insieme rappresentano il secondo datore di lavoro della Germania dopo lo Stato federale.

Regista dell’iniziativa è il cardinale Reinhard Marx, grande sostenitore di papa Francesco, presidente della Conferenza Episcopale teutonica ed arcivescovo di Monaco e Frisinga. Sul provvedimento si sta lavorando da quasi due anni. Le bozze della proposta trovano contraria solo una minima parte dei vescovi tedeschi ed usano un linguaggio poco chiaro, nebuloso, mancante di concretezza, in modo che restino aperte a più interpretazioni. Nonostante le regole tuttora in vigore, già oggi non si registrano casi di persone licenziate dopo aver divorziato o dopo che si sono sparse notizie sulla sua omosessualità. Come monsignor Marx ha avuto l’opportunità di chiarire, “le infrazioni alle esigenze di lealtà alla Chiesa conducono soltanto in gravi casi al licenziamento.”

La Chiesa cattolica, dunque, si adeguerà ad un’analoga decisione presa dalla chiesa luterana. L’idea che sta dietro la proposta è che la Conferenza Episcopale non debba e non possa indagare nella vita delle persone che si dichiarano cattoliche ed in Germania sono considerati cattolici tutti quelli che pagano la tassa religiosa: l’8 per 100 (non l’8 per 1000, come in Italia) dell’imposta sui propri redditi, infatti, può essere devoluto ad una organizzazione religiosa di propria scelta. Tuttavia, non sono rari i casi di parrocchie che mettono letteralmente alla porta persone si rifiutino di versare tale tassa. Il gettito girato dallo Stato alla Chiesa cattolica tedesca nel solo 2012 è stato di 5,9 miliardi di euro che fa della Conferenza Episcopale tedesca la più ricca del mondo rispetto al numero di fedeli. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito, anche in seguito ad alcuni scandali, ad un massiccio esodo di cattolici, che hanno scelto di non devolvere più parte delle loro tasse alla Chiesa ed il fenomeno si è allargato dal 2013. Oggi, appena tre tedeschi su cento partecipano ad una messa cattolica la domenica.

 

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