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Roma a rischio “bancarotta”: servono 800 milioni di euro entro 2 mesi

Entro il 30 novembre il comune dovrà chiudere il bilancio, coprendo il buco da 800 milioni di euro lasciato dall’amministrazione Alemanno.
A cura di D. F.
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Due mesi di tempo, giorno più giorno meno: entro il 30 novembre infatti il Comune di Roma dovrà chiudere il bilancio e, per evitare il commissariamento, reperire 800 milioni di euro. Non proprio un gioco da ragazzi, in soli 60 giorni. Il sindaco Marino afferma che la colpa è del suo predecessore, Gianni Alemanno, e per questo è pronto a lanciare quella che chiama "operazione verità": una campagna stampa per informare la cittadinanza dei rossi e dei segni meno lasciati in eredità dalla passata amministrazione. Marino va giù duro e accsa: "Roma ha 5 miliardi di entrate, con persone sane di mente basterebbero ma sono gestite da ladri".

Ma il tempo corre e non aspetta. A poco serve accusare Alemanno, bisogna trovare soluzioni e l'assessore Morgante è già a rischio. L'ipotesi avanzata è infatti quella dell'aumento delle tasse – in particolare Irpef e tassa di soggiorno per i turisti. Scrive Paese Sera: "La domanda che in tanti si pongono è: come evitare il default senza intaccare i servizi? Una parte di questi soldi dovrebbe arrivare con l'incremento dell'aliquota Imu, dallo 0,5 allo 0,6, per avere un maggior rimborso dal governo e che vale 140 milioni di euro; l'altra, invece, potrebbe garantire un maggior gettito con l'aliquota Irpef portata dallo 0,9 allo 1,2 (40 milioni per ogni punto in più). Poi c'è la tassa di soggiorno, che potrebbe raddoppiare da 5 a 10 euro per gli alberghi extra-lusso (altri 15 milioni). E c'è anche chi pensa a far salire dello 0,30% la Tares".

Ma il vero scontro è sui tagli. Morgante propone di trovare mezzo miliardo di euro tagliando il "verde", la manutenzione e la cultura, ma sia Marino che Nieri non sono d'accordo e tuonano: "Così si blocca la città". La strada, quindi, è tutta in salita. Secondo Morgante si possono risparmiare "140 milioni di euro sui contratti di servizio, per sfruttare un emendamento sulla Pubblica amministrazione, facendo così rientrare nei prerequisiti della legge Fornero oltre 4mila dipendenti". Marino pensa anche a chiedere più soldi per il trasporto pubblico locale: "Milano – spiega nel corso del suo intervento in giunta – prende 300 milioni in più con un terzo della rete". Ieri nel frattempo il primo cittadino ha incontrato esponenti del governo. La situazione, tuttavia, rimane grave. E il 30 novembre si avvicina sempre più.

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