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Presepe islamico in chiesa: Maria col burqa e Giuseppe coi baffoni. Polemiche

L’iniziativa è di Don Franco Corbo, alla guida della chiesa di S. Anna e Gioacchino, a Potenza. “La religione è dialogo” spiega lui. Ma in molti non l’hanno presa bene: “E’ un vero sacrilegio. Siamo passati dal catto-comunismo al catto-jihadismo” dice Calderoli.
A cura di Biagio Chiariello
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Maria col burqa e Giuseppe coi baffoni e un copricapo arabo. E' così che si presenta il presepe natalizio della chiesa di Sant'Anna di Potenza. L'idea del parroco Franco Corbo sarebbe quella di creare un ponte tra le diverse religioni. Non a caso sulla tende beduina che sostituisce la grotta di Betlemme troneggia la scritta “Costruiamo ponti, non muri”, in aggiunta alla bandiera arcobaleno, simbolo  pacifista. Ma in molti hanno storto il naso di fronte l'islamizzazione di uno delle figure principali del Natale cristiano e vedono il caso come un cedimento della nostra tradizione ai linguaggi e codici musulmani.

Questa la spiegazione di Don Franco: "Mentre il Papa ha fatto un dettagliato elenco delle cose da fare per dare una svolta di pace nel mondo – dice – la nostra comunità ha voluto sintetizzare col presepe un suo punto di vista che poi è giunto a molti come una provocazione. Il muro che stiamo costruendo come società occidentale va contro ogni buon principio di fratellanza. Il bambino sacro e la sua famiglia, nel nostro presepe, sono rimasti di qua del muro che abbiamo costruito nel presepe, come simbolo e in rappresentanza dei 65 costruiti nel mondo tesi a impedire la migrazione. Questa volta abbiamo lasciato la grotta del bambinello e della sacra Famiglia vuota di proposito – aggiunge il parroco -. Significa che se all'epoca della nascita di Gesù ci fosse stato il muro che oggi stiamo costruendo per impedire la migrazione, il cristianesimo e tutti i buoni principi di Dio, da noi non sarebbero arrivati, ma sarebbero rimasti nella Palestina e in Africa. Poi – prosegue il parroco dalle mille attività – noi occidentali che abbiamo migrato, invaso, corrotto e creato povertà, soprattutto nel sud del mondo, non possiamo fare da maestri a nessuno".

“Un prete trasforma Giuseppe e Maria in islamici? Purtroppo stiamo passando dal ‘catto comunismo’ al ‘catto jihadismo’. E stiamo diventando un mondo al contrario. Sbaglia, e mi auguro sbagli in buona fede, quel parrocco che a Potenza, per compiacere i fedeli islamici, ha deciso di travisare il presepe, infilando il burqa alla statuetta di Maria e dando fattezze e nome arabo a Giuseppe, per lanciare un segnale di apertura e dialogo all'Isla”. Lo dichiara Roberto Calderoli (Lega). “L'Italia negli ultimi venti anni -aggiunge- non ha lanciato segnali di apertura all'Islam, ma ha aperto tutte le sue porte concedendo tanto, troppo, senza mai ricevere nulla, in termini di rispetto e di reciprocità, dalle comunità islamiche presenti sul nostro territorio. E adesso arriviamo addirittura a sabotare un simbolo come il presepe? Questo è un vero sacrilegio”.

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“Forse questo parroco -prosegue Calderoli- soffre della sindrome di Stoccolma. E non ha buona memoria. Perché chi è che ha deciso di invaderci? I paesi africani e maghrebini che ci hanno spedito qui milioni di clandestini. Chi ha dichiarato guerra all'Occidente? Il fondamentalismo islamico e l'Isis, con i potentati arabi che lo foraggiano e lo sostengono economicamente. Chi è venuto a casa nostra a mettere in discussione i nostri valori cristiani e sociali?”. “Chi è venuto a casa nostra -continua- facendosi i propri comodi, facendosi mantenere, arrivando persino a molestare e importunare le nostre donne, facendosi un baffo di ogni nostra regola civile, morale o sociale? Sveglia, ma quale dialogo. Sbaglia questo sacerdote, sbaglia la Cei a lasciarlo fare senza intervenire, sbaglia la Santa Sede a tacere: per un vero dialogo occorrono rispetto e reciprocità. E finora dalla parte dell'Islam di reciprocità non ne abbiamo mai vista”, conclude il vice presidente del Senato.

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