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Onu: “In Siria bombardati anche gli ospedali. Responsabili sia il regime che i ribelli”

Nella strategia dei combattenti – sia governativi che ribelli – rientra anche colpire gli ospedali per ottenere vantaggi militari: così si privano i rivali di assistenza medica e cure adeguate. Ma a farne le spese sono soprattutto i civili.
A cura di Davide Falcioni
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"Le forze governative siriane attaccano sistematicamente gli ospedali ed il personale medico con lo scopo di negare le cure ai feriti nelle zone del paese controllate dai ribelli". E' questo – secondo il New York Times – il contenuto di un dossier effettuato dagli ispettori delle Nazioni Unite e diramato oggi. "La negazione delle cure mediche come arma da guerra è una realtà agghiacciante della guerra in Siria", è scritto nella relazione conclusiva dell'Onu, che tuttavia chiarisce come gli attacchi non siano stati portati solo dall'esercito fedele al regime di Assad, ma anche dai ribelli.

Il dossier dell'Onu cita una serie di attacchi contro strutture sanitarie portati con armi pesanti e bombardamenti aerei, spesso dopo la ricognizione di elicotteri. Un ospedale ad Aleppo è stato vittima di un attacco missilistico che "ha causato morti e feriti tra i civili che stavano ricevendo cure mediche, e danneggiato in modo significativo la struttura dell'ospedale riducendo notevolmente la sua capacità di trattare i pazienti". I combattenti ribelli della brigata Al Farouk hanno invece attaccato un ospedale come parte di una più ampia offensiva sulla città di Homs nel mese di aprile del 2012, senza preoccuparsi di proteggere i civili presenti nella struttura, che in seguito è stata vittima anche di un contrattacco portato dalle forze governative.

Secondo il dossier, dunque, sia l'esercito regolare che l'opposizione si sono macchiati di gravi crimini di guerra: in particolare si condanna la tendenza a combattere nei pressi di strutture sanitarie, dove spesso vengono anche posizionati cecchini: "Le forze governative – spiegano gli ispettori dell'Onu – hanno deliberatamente preso di mira il personale medico per ottenere un vantaggio militare, privando i ribelli di personale sanitario e adeguata assistenza medica". E quando gli ospedali non sono stati bombardati, le forze di sicurezza hanno provveduto diversamente, ad esempio dando seguito a un'ondata di arresti trea medici e professionisti di un ospedale di Damasco, colpevoli di aver prestato cure mediche ai manifestanti delle prime manifestazioni contro il regime, datate aprile 2011. Sempre a Damasco sotto l'occhio degli ispettori Onu l'Ospedale Militare n° 601, dove i pazienti "compresi i bambini, sono stati picchiati, bruciati con le sigarette e sottoposti a torture mortali".

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