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Niente unioni civili a Favria: il sindaco non le celebrerà e non delegherà alcun sostituto

Il primo cittadino del paesino piemontese ha dichiarato che per motivi etici non celebrerà unioni civili nel proprio comune e inoltre non intende delegare alcun sostituto che possa prendere il suo posto.
A cura di Charlotte Matteini
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Il sindaco di Favria, piccola località di 5200 abitanti in provincia di Torino, sarà il primo obiettore di coscienza d'Italia. Serafino Ferrino, classe 1948, primo cittadino di Favria ha annunciato che non solo non celebrerà l'unione civile tra due ragazzi del paese che hanno avanzato la richiesta, ma che non delegherà nemmeno un consigliere che possa assolvere al compito. Per quale motivo? Il solito: per convinzioni etiche, si richiede di far valere il diritto all'obiezione di coscienza, diritto che però la legge Cirinnà non prevede.

"Non è una sfida, ma non ho intenzione di delegare nessuno. Questa legge è un errore e non vedo perché un sindaco debba essere obbligato a rispettarla andando contro i propri principi etici. E nella mia posizione sono certo che si trovino tantissimi sindaci in Italia", ha dichiarato Ferrino. Se il sindaco non demorderà dai propri intenti e non delegherà alcun sostituto, i due ragazzi saranno costretti a sposarsi in un altro comune oppure dovranno far celebrare la propria unione al responsabile dell'ufficio anagrafe di Favria, unico soggetto che può sposare persone senza essere ufficialmente delegato dal sindaco.

Il primo cittadino di Favria non è certo il primo ad aver sollevato una questione di obiezione di coscienza intorno alla questione della celebrazione delle unioni civili. In campagna elettorale, per esempio, fece discutere una dichiarazione del candidato sindaco di Roma Alfio Marchini, il quale sostenne che qualora fosse diventato primo cittadino di Roma non avrebbe celebrato unioni civili. In seguito è stata la volta di Susanna Ceccardi, sindaco leghista di Cascina, la quale dichiarò che non avrebbe provveduto a celebrare matrimoni omosessuali nel proprio comune. 

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