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La Nigeria mette al bando la mutilazione genitale femminile

Nel Paese la pratica diventa ufficialmente un crimine, ma è ancora largamente diffusa tra la popolazione.
A cura di Antonio Palma
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Dopo anni di proteste e battaglie delle organizzazioni umanitarie, ll Nigeria ha messo finalmente al bando l'infibulazione, la pratica della mutilazione genitale femminile della quale si calcola siano state vittime almeno venti milioni di donne nel Paese. Proprio questa settimana infatti il presidente uscente Goodluck Jonathan ha firmato la legge che condanna la pratica e già approvata ad inizio mese dal parlamento locale. Il via libera definitivo è arrivato a pochi giorni dal passaggio di consegne tra Goodluck Jonathan e il neopresidente eletto Muhammadu Buhari. Secondo gli analisti è stata proprio questa circostanza ad accelerare i tempi e a ade uba svolta al caso visto che ormai il presidente cristiano no ha più bisogno di consensi e quello eletto potrà dire contare sul fato compiuto. Del resto la pratica della mutilazione genitale femminile è ancora enormemente diffusa nel Paese con laghi strati della società favorevoli, tra cui in alcuni casi le stesse donne che la subiscono.

Nel Continente la pratica della mutilazione genitale femminile è ampiamente diffusa nonostante gli sforzi in termini di educazione e sostegno sanitario da parte delle organizzazioni che operano in Africa,  Anche per questo molti sperano che la scelta della Nigeria possa influire positivamente anche su altri Paesi dell'area almeno in chiave legislativa. Anche e è stata proibita formalmente, infatti, la pratica, che non ha benefici per la salute ed è considerata una violazione dei diritti umani delle bambine e delle donne da parte di organismi internazionali come l'Organizzazione mondiale della sanità, per essere sradicata ha bisogno dell'impegno delle autorità locali. Anche se le garanzie legali sono un passo in avanti importante verso l'eliminazione della mutilazione genitale femminile, non bisogna dimenticare infatti che in alcuni Paesi come l'Egitto dove è fuorilegge dal 2008 ancora oltre il 90 per cento delle donne è sottoposta alla pratica.

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