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L’Ordine dei giornalisti contro il carcere per l’esercizio abusivo della professione

L’Ordine dei giornalisti chiede al legislatore di rivedere la norma allo studio del Parlamento che inasprisce le pene per chi pratica giornalismo senza essere iscritto all’albo.
A cura di Antonio Palma
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Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti si schiera contro le nuove norme in materia di esercizio abusivo della professione giornalistica che di fatto inaspriscono duramente le sanzioni contro i cosiddetti giornalisti abusivi, cioè di coloro che pratico la professione senza essere iscritti ad alcun albo della categoria. In una nota stampa il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, infatti, ha espresso "preoccupazione per l’inasprimento tout court delle pene" previste dal nuovo disegno di legge approvato dal Senato e ora al vaglio della Camera dei Deputati. "Per la professione giornalistica, la legge ordinamentale n. 69/1963 prevede, infatti, la possibilità di conseguire l’iscrizione all’elenco pubblicisti dell’Albo per coloro che possono dimostrare di aver svolto attività non occasionale e retribuita da almeno un biennio, per testate regolari" spiegano dall'ordine in un comunicato, per questo "di tale modalità di accesso si deve tenere conto nell’ambito dell’applicazione delle inasprite disposizioni come pure appare opportuno evitare che vengano di fatto introdotte limitazioni alla libertà di espressione sancita dall’art. 21 della Costituzione".

Foglio rosa per chi ancora non è iscritto all'albo

L’Ordine dei giornalisti a questo proposito propone una propria soluzione che prevede  una sorta di foglio rosa per quanti si trovano a praticare la professione ma ancora non iscritti ad alcun albo perché privi dei requisiti temporali necessari. "L’Ordine dei giornalisti chiede al legislatore di prevedere una norma che tuteli quanti abbiano comunicato al Consiglio dell’Ordine della regione di residenza la volontà di avviare il percorso di iscrizione all’Albo in qualità di pubblicista, da concludersi entro un biennio" si legge infatti nella nota, che aggiunge: "Una sorta di ‘foglio rosa', auspicato da tempo dall’Ordine (che avverte sempre più l’esigenza di una riforma generale) che consentirebbe non solo di ridurre i casi di sfruttamento ad opera di troppi editori, ma anche di vincolare ai doveri deontologici quanti intendono occuparsi di informazione".  "È doveroso non ignorare l’esistenza di migliaia di pubblicisti, quotidianamente impegnati per garantire ai cittadini l’informazione, che non sono solo fortemente penalizzati dagli editori sotto il profilo economico, ma si vedono negato il diritto di partecipare all’esame di Stato per diventare professionista" ricordano dell’Ordine dei giornalisti.

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