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Il Presidente della Repubblica Napolitano sulla tragedia degli immigrati: No all’indifferenza

Quella degli immigrati morti a largo delle coste tunisine è una tragedia cui la stampa e il web hanno dedicato troppo poco spazio. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si oppone con vigore all’assuefazione dalle tragedie.
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giorgio napolitano

Da mesi lo sciame umano degli immigrati tunisini e in generale dell'Africa sub-sahariana approda sulle  nostre coste. Più volte abbiamo visto e raccontato storie di disperazione e di miseria, di viaggi stremanti in cui donne, bambini e uomini, condividevano spazi ridotti e angusti. Per giorni interi si affidavano al dio Nettuno, e a qualche avido Caronte, nella speranza della clemenza del fato. Le migliaia di profughi approdati hanno generato una consistente emergenza immigrazione che ha visto l'isola di Lampedusa in ginocchio, anche dal punto di vista economico. Il settore turistico, nonostante gli spot tv, risulta essere logicamente compromesso per quest'anno. Non sempre le storie degli sbarchi sono andate a buon fine, dopo la tragedia del barcone che si infrange sugli scogli nel porto di Lampedusa, l'incubo ha riguardato gli oltre 270 migranti coinvolti nell'avaria e il conseguente rovesciamento del barcone sulle coste tunisine di Kerkennah.

Una situazione che non può passare sotto silenzio, come ha scritto Claudio Magris in un pezzo comparso sulle pagine del Corriere. I fatti relativi all'immigrazione diventano ormai parte di una "cronaca consueta" cui non si dà lo spazio necessario o quantomeno quello utile per una riflessione sul fenomeno.  Magris scrive: "Diversamente da altri casi, […] in questa circostanza la nostra insensibilità non nasce dalla provenienza e dall'identità a noi ostica di quelli annegati. Nasce dalla ripetizione di quei drammi e dall'inevitabile assuefazione che ne deriva. […] Non si può sopravvivere emozionandosi per tutte le sventure che colpiscono i nostri fratelli nel mondo; pure la commozione per qualche delitto particolarmente raccapricciante, ad esempio l'efferata uccisione di un bambino, dopo un certo tempo orribilmente si placa; la notizia è stata assorbita, non scuote più l'ordine del mondo né il cuore."

Parole dure come sassi, ma al tempo stesso, come sassi concrete. Alle quali il Presidente della Repubblica non ha mancato di rispondere, sempre sulle pagine del quotidiano di Via Solferino, confermando come ormai ci si senta assuefatti dal dolore e dalle tragedie. Ma che più che una riflessione, Napolitano propone un'azione: "occorre allora scongiurare il rischio di ogni scivolamento nell'indifferenza, occorre reagire con forza – moralmente e politicamente – all'indifferenza: oggi, e in concreto, rispetto all'odissea dei profughi africani in Libia, o di quella parte di essi che cerca di raggiungere le coste siciliane come porta della ricca – e accogliente? – Europa. […]Stroncare questo traffico, prevenire nuove, continue partenze per viaggi della morte (ben più che «viaggi della speranza») e aprirsi – regolandola – all'accoglienza: è questo il dovere delle nazioni civili e della comunità europea e internazionale, è questo il dovere della democrazia."

Il Presidente della Repubblica poi, termina la sua lettera ringraziando per l'opportunità fornitagli dalle argomentazioni di Magris: un momento di riflessione importante e necessario per lui così come per tutti  italiani.

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