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Il lavoro precario vale meno, stipendi inferiori del 25%

Nel suo rapporto annuale sugli stipendi l’istituto di statistica evidenzia come lo stipendio di un precario in media sia inferiore di un quarto rispetto a quello di un dipendente normale.
A cura di Antonio Palma
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Il lavoro di un dipendete precario, con contratto di collaborazione  o a termine, vale meno di quello degli altri dipendenti. E' quello che si evince dai numeri diffusi dall'Istat sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti e pubblicati ieri nel Rapporto annuale. Secondo l'istituto di statistica nazionale, infatti, in media un lavoratore precario prende uno stipendio che è più basso del 25% rispetto a quello di chi ha il posto fisso. Nel Rapporto l'Istat spiega esplicitamente che "un indicatore importante dello svantaggio del lavoro atipico" è dato proprio dal "differenziale retributivo con l'occupazione standard". Guardando solo a chi ha contratto full time, tra un dipendente a tempo determinato e uno a tempo indeterminato il divario è pari in media a un quarto visto che la retribuzione media mensile netta di un dipendente a termine a tempo pieno si ferma a 1.070 euro, 355 euro in meno rispetto a un dipendente standard.

I motivi dei questa differenza sono molti anche se non sempre validi. Come spiega l'Istat nel suo rapporto  "Il differenziale è in parte spiegato da effetti di composizione, quali l'età, il settore di attività, la professione. Ma le differenze permangono anche a parità di caratteristiche e aumentano al crescere dell'anzianità lavorativa, poiché al tempo determinato non si applicano gli scatti di anzianità". Infatti la differenza di salario è di appena 85 euro tra due lavoratori assunti da appena due anni ma cresce a 392 euro per chi ha una carriera lavorativa di 20 anni e oltre.

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