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Il giudice Livatino oggi sarebbe solo un bigotto, un “professorone” o peggio un “fissato”

Rosario Livatino è stato un “professionista” perché professava i propri valori nel proprio mestiere e a rileggerlo oggi, quasi quarant’anni dopo, viene il dubbio che la sua lezione non sia stata presa in considerazione. Oggi, nell’epoca in cui è opportuno tutto ciò che sta bene nei limiti della legge, Livatino probabilmente sarebbe vissuto come un pericolosa integralista, un bigotto, un noioso “professorone” o peggio come un “fissato”.
A cura di Giulio Cavalli
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L'hanno celebrato tutti, come ogni anno: Rosario Livatino, ammazzato dalla mafia il 21 settembre del 1990, con cadenza annuale viene estratto dal cassetto dei santini raffiguranti gli eroi morti e viene sventolato insieme alla sua fine atroce (colpito mentre cercava di scappare dopo essere stato speronato dai killer della Stidda agrigentina, ai tempi in guerra con Cosa Nostra).

Ma Rosario Livatino non è solo un giudice ucciso dalla mafia, no. Rosario Livatino è stato (pur giovanissimo) teorico e interprete di un'idea di magistratura di cui oggi avremmo terribilmente bisogno: «L'indipendenza del giudice – scriveva Livatino – , infatti, non è solo nella propria coscienza, nella incessante libertà morale, nella fedeltà ai principi, nella sua capacità di sacrifizio, nella sua conoscenza tecnica, nella sua esperienza, nella chiarezza e linearità delle sue decisioni, ma anche nella sua moralità, nella trasparenza della sua condotta anche fuori delle mura del suo ufficio, nella normalità delle sue relazioni e delle sue manifestazioni nella vita sociale, nella scelta delle sue amicizie, nella sua indisponibilità ad iniziative e ad affari, tuttoché consentiti ma rischiosi, nella rinunzia ad ogni desiderio di incarichi e prebende, specie in settori che, per loro natura o per le implicazioni che comportano, possono produrre il germe della contaminazione ed il pericolo della interferenza; l'indipendenza del giudice è infine nella sua credibilità, che riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni ed in ogni momento della sua attività».

Queste sue parole sono forse l'eredità più preziosa. Rosario Livatino è stato un "professionista" perché professava i propri valori nel proprio mestiere e a rileggerlo oggi, quasi quarant'anni dopo, viene il dubbio che la sua lezione non sia stata presa in considerazione. Oggi, nell'epoca in cui è opportuno tutto ciò che sta bene nei limiti della legge, Livatino probabilmente sarebbe vissuto come un pericolosa integralista, un bigotto, un noioso "professorone" o peggio come un "fissato". I Livatino dopo Livatino, per intendersi, sono stati osteggiati un po' dappertutto. Per questo forse varrebbe la pena ricordarne la lezione, oggi. Oltre alle facili orazioni funebri. 

E rispettarlo così.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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