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Grillo: “Fermiamo le privatizzazioni o dell’Italia non rimarranno nemmeno le ossa”

Il capo politico del Movimento 5 Stelle sferra un altro durissimo attacco a Letta: “Non può privatizzare come se si trattasse di sue proprietà”.
A cura di Redazione
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Con un nuovo post, Beppe Grillo interviene nel dibattito sulla possibilità di privatizzare parte del patrimonio dello Stato, paventata da alcuni interventi di influenti membri dell'esecutivo e della maggioranza che lo sostiene. La posizione dei 5 stelle in merito è nota: nessuna speculazione finanziaria, nessuna svendita, men che meno per pagare gli interessi sul debito. Infatti, sostiene Grillo, "ENI, Enel e Finmeccanica appartengono al popolo italiano. Sono aziende costruite grazie al lavoro di generazioni, il cui controllo per il Paese è fondamentale. Nessun Letta o Saccomanni le può vendere come se fossero "cosa loro" per salvarsi temporaneamente le chiappe".

Quanto poi alla situazione del nostro Paese, le prospettive appaiono tutt'altro che rosee, con la flessione del Pil e la sfiducia nell'arrivo imminente della ripresa economica. Una condizione che sarebbe solo aggravata dal piano di privatizzazioni immaginato da Letta e Saccomanni. Ecco infatti come argomenta Grillo:

Letta è al lavoro. Si occupa di saldi. Si è recato in Grecia per vedere di persona come sarà l'Italia nel prossimo futuro. Ha dichiarato sotto il Partenone: "In autunno presenteremo un importante piano di privatizzazioni". Lo ha detto con il piglio dello statista. "Sarà un piano largo del quale ho già parlato con le parti sociali e al quale lavoreremo ad agosto e settembre". Il "piano largo" consiste nella cessione del patrimonio dello Stato e della sua partecipazione nelle più importanti imprese del Paese: ENI, Enel e Finmeccanica. Una svendita, un "garage sale" di quello che resta dell'Italia. Il "piano largo" serve per pagare gli interessi sul debito che continuano, inarrestabili, ad aumentare, e per guadagnare tempo. Per la casta, per il pdl e il pdmenoelle, per le lobby che li sostengono, l'imperativo è sopravvivere il più a lungo possibile, anche a costo dell'impoverimento della Nazione, della distruzione del tessuto produttivo, della cessione di sovranità nazionale. ENI, Enel e Finmeccanica appartengono al popolo italiano. Sono aziende costruite grazie al lavoro di generazioni, il cui controllo per il Paese è fondamentale. Nessun Letta o Saccomanni le può vendere come se fossero "cosa loro" per salvarsi temporaneamente le chiappe. "L'Italia sta vivendo la peggiore crisi della sua Storia, persino peggiore di quella tra il 1929 e il 1934, sta affrontando un processo di de-industrializzazione mai visto", Gianni Toniolo, professore di economia a Roma. "La chiave del cambiamento è in una nuova classe politica. L'unica speranza è il default dello Stato", Enrico Colombatto, professore di Economia all'Università di Torino. Il PIL è diminuito del 7% dal 2007, nel 2013 la previsione ottimistica è di meno 2%, realistica del 3% e nel 2014 non ci sarà alcuna ripresa. I salari sono del 15% inferiori del Belgio e del 40% in Germania dove, in compenso, le tasse sul lavoro sono inferiori del 30%. L'Italia è al 42simo posto nella classifica per competitività secondo la rilevazione del World Competitiveness Center (WCC), preceduta da Panama e dal Brunei. Il problema dell'Italia sono i suoi amministratori che la spolpano anno dopo anno. Se non vengono fermati, con i "piani larghi" di Capitan Findus Letta dell'Italia non rimarranno neppure le ossa.

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