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Fotografava e uccideva ragazze: online le foto del serial killer Rodney Alcala

La polizia americana ha pubblicato gli scatti trovati nel 1979 nel garage di Rodney Alcala, condannato a morte nel 2010 per l’omicidio di sette donne, per dimostrare che il numero delle vittime è più alto e nella speranza di identificare quelle donne.
A cura di S. P.
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Per la giustizia è il responsabile degli omicidi di sette donne uccise negli anni '70 e per questo motivo nel 2010 Rodney Alcala è stato condannato a morte. Ma il suo caso è tutt’altro che chiuso. La polizia di Huntington Beach, in California, sospetta infatti che le vittime del serial killer, oggi 71enne e in attesa dell'esecuzione, siano oltre 100. Per cercare di dimostrare questa tesi la polizia americana ha pubblicato tutte le fotografie trovate nel 1979 nel suo garage nella speranza di riuscire a identificare quelle giovani donne. Un album inquietante, col killer che aveva fotografato centinaia di donne. Di questi soggetti sette furono accertati come vittime dell’uomo. Rodney Alcala, nato in Texas nel 1943, dopo la laurea in arte all'Università della California, si trasferì a New York per studiare cinema. Lì inizio a uccidere donne.

Alcala abbordava giovani e bambini con il pretesto di farli posare per una fotografia. Nel 1979 la polizia che indagava sulla scomparsa della dodicenne Robin Samsoe trovò nel suo garage l'album di foto. Fra gli scatti, c’erano appunto anche le immagini delle sue vittime. Il serial killer uccideva sempre nello stesso modo: attacca le sue vittime con un martello e poi le strangolava. Da quando la polizia ha reso pubbliche quelle foto continuano ad arrivare segnalazioni, ma per ora non è stato possibile accertare l’identità di chi appare negli scatti del killer. Gli agenti sono convinti che il numero delle vittime di Alcala sia più alto delle sette donne identificate. “Un paio di settimane fa ho sentito qualcuno dire che ce ne sarebbero 150, ma non credo che siano così tante. Sono convinto che il numero delle vittime sia in doppia cifra”, ha detto Steven Mack, un ex agente di polizia.

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