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Ebola, la febbre si diffonde anche in Congo: 13 morti

Il virus della febbre emorragica si diffonde anche in Congo, dove era stato scoperto nel 1976, mietendo 13 vittime. Contagiati in Sierra Leone anche un cittadino inglese ed un epidemiologo dell’Oms.
A cura di Angela Marino
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"Il virus Ebola è presente nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) nella provincia dell’Equatore (nord-ovest)” . Lo ha dichiarato il Ministro della Salute del governo congolese Félix Kabange Numbi, confermando l'allarme relativo al contagio della febbre che sta mietendo migliaia e migliaia di vittime in Africa. Ben due tra gli otto campioni sottoposti per ora ad esame sono risultati positivi al virus. Dopo Sierra Leone,  Libera e Guinea, il Congo – lo stato in cui il virus dell'ebola fu scoperto nel 1976 – è il quarto paese entro i cui confini si è è diffuso il contagio della malattia. Le tredici vittime accertate – mentre 80 persone sono state messe in isolamento in attesa del responso delle analisi – costituirebbero, secondo quanto si apprende dalle autorità, solo un dato di partenza di un bilancio che andrà a incrementarsi nelle prossime ore. Si tratta, come spiegato dalle autorità sanitarie,  di un ceppo diverso da quello che ha ucciso sinora più di 1.400 persone in Africa, ma altrettanto virulento e pericoloso. 

Intanto in Sierra Leone l'allarme sale. Mentre il governo stabilisce che ospitare in casa persone affette dal virus è un reato penale che può costare fino a due anni di carcere sono emersi altri due nuovi casi. Un epidemiologo senegalese dell'Organizzazione Mondiale della Sanità è infatti risultato affetto dal virus, mentre l'altro paziente è un cittadino inglese che lavorava in un centro per il trattamento dell'ebola a Kenema, nell'epicentro del contagio. Il cittadino britannico è stato ora  trasferito nel Regno Unito a bordo di un aereo della Royal Air Force e verrà successivamente trasportato a Londra, dove potrà essere curato in condizioni di isolamento nel Royal Free Hospital.

Preoccupano anche le condizioni della ragazza italiana di 23 anni, volontaria operante in Ciad, che nelle ultime ore ha manifestato sintomi compatibili con quelli della febbre emorragica. La ragazza si era imbarcata per Istanbul dall'Africa dopo che le era stata diagnosticata la malaria, ottenendo comunque il permesso di viaggiare. Ad attendere la giovane in aeroporto c'era un equipe medica, allertata dai piloti dell'aereo, preoccupati della eventuale diffusione del contagio. Secondo i medici tuttavia, l'aggravarsi delle condizioni di salute della ragazza potrebbe essere riconducibile ed una violenta reazione allergica ad un farmaco antimalarico.

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