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Opinioni

Cosa è successo nei paesi che hanno legalizzato i matrimoni gay

Gli studi su un decennio di matrimoni ed adozioni gay parlano chiaro: non esiste alcuna prova di conseguenze negative.
A cura di Michele Azzu
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C’è chi richiama alla famiglia originale della dottrina cattolica. C’è chi vuole a tutti i costi fermare l’adozione e chi lo fa per evitare l’equiparazione ai matrimoni in chiesa. Le teorie e le opposizioni contro il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili per coppie omosessuali – che arriverà in Senato il 28 gennaio – sono davvero tante, ed è ancora incerto il cammino di questa legge.

Attualmente, le proposte di modifica al testo sono 6.104, di queste ben 5.228 vengono dalla Lega Nord. 67 dal Partito Democratico, ma senza la sottoscrizione della presidenza, perché Matteo Renzi vuole a tutti i costi un disegno di legge viste le insistenze dell’Europa, e visto il fatto che dopo la legalizzazione in Grecia l’Italia è rimasta l’ultimo Stato membro dell’UE senza una legge.

Perché tutte queste resistenze dei partiti, quando i primi matrimoni gay sono stati adottati in Olanda già dal 2001, e in Belgio nel 2003? Ma il primo paese al mondo ad autorizzare le unioni civili è stata la Danimarca, addirittura nel 1989. Perfino la vicina – e cattolicissima – Spagna ha introdotto i matrimoni fra coppie dello stesso sesso già dal 2005.

Non è un problema di opinione pubblica. Secondo i dati Demos, è dall’autunno del 2014 che il 53% degli italiani si dichiara favorevole al riconoscimento delle unioni gay. È un sorpasso che è avvenuto solo negli ultimi anni. I cittadini italiani, su questo punto, sono assolutamente al passo dei loro vicini europei, che dal 55% del Regno Unito all’80% dell’Olanda, sostengono favorevolmente queste leggi.

Eppure, le resistenze in parlamento sembrano insormontabili. Perché? Che danni possono derivare al nostro paese, alla società, all’istituto del matrimonio, al benessere dei minori adottati, a seguito dell’adozione del ddl Cirinnà? Per capirlo sarà necessario dare uno sguardo ai dati e agli studi raccolti nei paesi europei che per primi al mondo hanno adottato matrimoni gay e unioni civili.

NON CAMBIA IL MATRIMONIO, MA LA PERCEZIONE DELLE COPPIE GAY. M. V. Lee Badgett è direttore del Williams Institute sugli orientamenti sessuali e autore dello studio: “Cosa succede quando le società legalizzano il matrimonio fra persone dello stesso sesso”, più volte ripreso nel dibattito americano che fra il 2013 e il 2014 ha adottato le leggi definitive che hanno esteso in tutti gli Stati Uniti i matrimoni gay.

Lo studio fa riferimento principalmente ai dati raccolti in Olanda, dove i matrimoni gay esistono dal 2001 (e le unioni civili dal 1998). “I dati suggeriscono che le coppie dello stesso sesso sono state incluse perfettamente all’interno dell’attuale significato di matrimonio”, spiega Lee Badgett al New York Times. È successa una cosa diversa dai rischi temuti: “Gli olandesi eterosessuali sembrano essersi adattati cambiando la maniera in cui vedono le coppie gay, e non la maniera in cui intendono il matrimonio”.

Insomma, non è cambiato il matrimonio in sé, ma la percezione che le coppie eterosessuali olandesi hanno delle coppie gay. Un cambiamento culturale che è evidente nelle parole di Hannie Van Leeuwen, parlamentare olandese del partito Cristiano Democratico, a suo tempo fortemente contraria all’introduzione dei matrimoni gay. “Ero guidata dalla paura”, ha dichiarato Van Leeuwen anni dopo, “Avendo visto ora così tante coppie gay felici di sposarsi, ho capito di avere sbagliato”.

GLI STUDI DICONO CHE NEL MATRIMONIO LE COPPIE GAY SI COMPORTANO COME QUELLE ETERO. Ma se è la percezione sociale a cambiare nel corso degli anni, anche i numeri possono dirci qualcosa in più. Un rapporto redatto dall’organizzazione internazionale dei diritti umani “Humans Rights Watch” spiega che non esiste nessun “impatto negativo osservabile” in Olanda a seguito dei matrimoni gay. In particolare: dal 2001 al 2012 il tasso di divorzi in Olanda è calato dal 2.3% al 2.1%, mentre nella media dell’UE questo dato cresceva.

E non c’è stata la temuta crescita incontrollata di matrimoni gay. I dati registrati fino al 2012 dicono che circa il 20% dei gay olandesi si sposa, solo il 2% del totale delle nozze. Numeri bassi, che Jan Latten dell’istituto statistico olandese spiega così: “Negli ultimi 10 anni gay e lesbiche hanno assunto comportamenti del tutto simili alle coppie eterosessuali”. Pochi omosessuali deciderebbero di sposarsi, quindi, per le difficoltà nell’adottare un figlio. Ma sono proprio il desiderio di paternità e maternità, spesso, le ragioni che spingono le persone a volersi sposare. “Anche le coppie gay, come quelle eterosessuali, preferiscono sposarsi tra la primavera e l’estate”, aggiunge Latten.

I DATI DEI PAESI SCANDINAVI. Si dirà che non tutti i paesi sono simili all’Olanda. Vediamo, allora, i dati relativi ai matrimoni registrati dai paesi scandinavi. In Danimarca, le statistiche hanno registrato una crescita nei matrimoni a partire dai primi anni ’80. Nel 1989, dopo l’introduzione delle unioni civili, i matrimoni hanno continuato a crescere. Attualmente i dati sui matrimoni danesi sono i più alti registrati dagli anni ’70. Ma questa tendenza è presente anche in Svezia, Norvegia, Islanda. E i tassi dei divorzi sono rimasti stabili. In Svezia, il 70% delle coppie conviventi si sposa dopo il primo figlio: è una percentuale altissima. Insomma, l’istituto del matrimonio non sembra proprio risentire di effetti negativi a seguito di unioni civili e matrimoni nello stesso sesso.

TANTI PAESI INTRODUCONO L’ADOZIONE GAY PERSINO PRIMA DELLE UNIONI. Fondamentale, anche la questione sull’adozione da parte di coppie gay, su cui ci si scontra in parlamento in Italia. Che non è assolutamente un tabù nel resto d’Europa: sono tanti i paesi ad averla introdotta persino prima di unioni civili e matrimoni gay. Come la Svezia, nel 2003, sei anni prima di introdurre il matrimonio religioso fra persone dello stesso sesso. E in Islanda nel 2006, quattro anni prima dei matrimoni.

Del resto i principali studi effettuati concordano nel sostenere che i bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso non subiscono alcuno svantaggio rispetto ai figli di coppie eterosessuali. La ricerca più citata è quella della “American Psychological Association”, che riporta: “La convinzione che gay e lesbiche non possano essere genitori idonei non ha alcun fondamento empirico (…) Al contrario, i risultati suggeriscono che i genitori omosessuali sono abili tanto quanto quelli eterosessuali nel provvedere ad un ambiente solidale e salutare per i loro bambini”.

In Spagna le coppie gay possono adottare anche se non sono sposate. E proprio nel paese mediterraneo nostro vicino, i dati raccolti dal prestigioso istituto statistico americano “Pew Research Centre” sostengono che la percezione verso la questione LGBT è sostanzialmente cambiata dall’introduzione di matrimoni ed adozioni gay. La percentuale di opinione pubblica favorevole ai matrimony gay era al 68% nel 2005 ed è aumentata all’88% nel 2013, otto anni dopo l’introduzione della legge.

Insomma, le chiacchiere stanno a zero. I dati e gli studi effettuati sui paesi che hanno introdotto queste leggi già da oltre un decennio dicono che alla società fanno solo bene. Migliora la percezione delle persone omosessuali, i matrimoni non diminuiscono fra gli eterosessuali, e non vi è alcuna influenza sul tasso dei divorzi. Del resto, non esistono studi o prove empiriche di alcun effetto negativo conseguente ai matrimoni e alle adozioni gay. Ma allora, a cosa diavolo si oppongono i nostri parlamentari italiani?

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Michele Azzu è un giornalista freelance che si occupa principalmente di lavoro, società e cultura. Scrive per L'Espresso e Fanpage.it. Ha collaborato per il Guardian. Nel 2010 ha fondato, assieme a Marco Nurra, il sito L'isola dei cassintegrati di cui è direttore. Nel 2011 ha vinto il premio di Google "Eretici Digitali" al Festival Internazionale del Giornalismo, nel 2012 il "Premio dello Zuccherificio" per il giornalismo d'inchiesta. Ha pubblicato Asinara Revolution (Bompiani, 2011), scritto insieme a Marco Nurra.
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