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Alessio, 17 anni, disabile grave: “Così sono diventato campione di scacchi”

Il ragazzo è “candidato maestro” di scacchi: Malato dalla nascita di amiotrofia muscolare spinale, non può muovere nessun arto, respira grazie a una macchina e muove le pedine comunicando con la madre.
A cura di D. F.
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Lui si chiama Alessio Viviani, è un marchigiano di origini abruzzesi ed è un campione di scacchi che, ad appena 17 anni, è candidato maestro, uno dei titoli più prestigiosi. Fin qui nessuna notizia, se non fosse che Alessio sin dalla nascita soffre di una gravissima disabilità, l’amiotrofia muscolare spinale, che lo costringe su una carrozzina elettrica e che gli impone, per respirare, l’aiuto di un ventilatore polmonare. Si è appassionato agli scacchi quando aveva appena 5 anni e a indirizzarlo è stato il suo primo fisioterapista. "Giocare era un modo per farmi stare seduto per qualche minuto – racconta a Redattore Sociale – ed è lì che ho appreso le prime nozioni”. Poi ha prevalso l’elemento agonistico sul gioco, tanto che oggi Alessio è scacchiera di punta della sua squadra – il Nereto – per la quale milita in serie B.

"Gli scacchi  – spiega Alessio – sono un bellissimo gioco, fatto di strategia e intuizione. Io personalmente prediligo un approccio più creativo che analitico. Cerco il “gran colpo” sulla scacchiera, quella combinazione che si crea all’improvviso e dà il senso ad una partita intera… ma è difficile trovarla!". Per giocare Alessio ha bisogno di un supporto fondamentale. Noon potendo muovere le braccia, comunica le mosse alla madre che poi sposta la pedina sulla scacchiera: "Giocare a scacchi è stressante – dice – e la tenuta fisica conta, eccome! Dopo 5 ore di partita ti senti davvero stremato, e non solo a livello di testa. Però debbo dire che, in generale, almeno per quel che riguarda i tornei, c’è una buona sensibilità e disponibilità degli organizzatori e degli arbitri a venire incontro alle esigenze di giocatori con disabilità. Che sono molto più di quel che si possa pensare… Peccato invece che, a livello locale, le sedi dei circoli spesso non siano in grado di accogliere ed ospitare degnamente un giocatore disabile. Troppe barriere architettoniche impediscono ancora una dignitosa accessibilità a queste strutture".

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