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Uccide la 18enne Lavinia e ne stupra il cadavere, le perversioni del ragioniere di Arese

Il 7 settembre 2013 in un campo di granturco viene ritrovato il corpo nudo di una giovane ragazza. Lavinia Simona, escort-bambina di soli 18 anni, era stata uccisa in una stanza d’albergo di Varese da Andrea Pizzocolo, 41enne di Arese. Dopo averla strangolata, l’insospettabile ragioniere, ne ha stuprato il corpo filmando ogni istante di quel turpe atto.
A cura di Angela Marino
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Dora arriva al motel di Olgiate Olona dopo la mezzanotte. Fresca nel suo abitino rosa che la fa apparire più giovane dei suoi 18 anni, alla reception esibisce il documento dove c'è scritto il suo vero nome, quello con cui la conoscono a Flamanzi, paesello sparuto nel cuore delle lande moldave. Percorre il corridoio e mentre la porta della stanza 16 si apre al suo timido bussare, legge l’ultimo sms del fidanzato: “Questo qui ti dà tanti soldi, tienitelo stretto”.

Lavinia Ailoaiei, alias  Dora

‘Dora' era sbarcata in Italia quando aveva solo 16 anni per sfuggire alla miseria. Si era sistemata a Milano con il suo ragazzo, dove lui le aveva assicurato che avrebbero guadagnato tanti soldi e in men che non si dica era diventata ‘Dora', la bionda escort bambina degli annunci sul web. Sua madre, badante in Sicilia, veniva di rado a trovarla e suo padre, disoccupato, era rimasto in Moldavia, mentre sua sorella Dana, da due anni, ormai, praticava il suo stesso mestiere nella città della Madonnina. ‘Non sarà per sempre', si diceva Lavinia aprendo la porta che la separava dall’ennesimo uomo deluso, sentimentalmente incapace, sessualmente pervertito o solo desideroso, per una volta, di essere qualcun altro.

Andrea Pizzocolo, alias  Giorgio Galparoli

Dall'altra parte della porta, quel venerdì 6 settembre 2013, c'è un uomo alto, leggermente sovrappeso, con i capelli grigi legati in una lunga coda e qualche tatuaggio. Di professione ragioniere, una compagna brasiliana e una bambina di cinque anni in una graziosa casetta ad Arese, Andrea Pizzcolo – registrato alla reception con la carta d'identità del collega, Giorgio Galparoli – è un uomo la cui idea di svago del venerdì sera prevedeva fruste, giocattoli sessuali e un mucchio di telecamere. Lui nasconde le fascette elettriche sotto il lenzuolo bianco, lei si accomoda sul letto e come vuole il copione dell'amore a pagamento, iniziano a chiacchierare. L’indomani quando fa giorno, un agricoltore di passaggio in una stradina sterrata nel campo di San Martino, alle porte di Lodi, trova il corpo nudo di una ragazzina. Il viso è nascosto da una tovaglietta bianca, l'asciugamano di un motel, la gola, cerchiata da uno spaventoso segno rosso e viola. La polizia la identifica come Lavinia Simona Ailoaiei, 18 anni, di Flamanzi, Moldavia.

Il film dell'orrore

L’omicidio di quella prostituta-bambina rumena non avrebbe mai interessato la stampa se non ci fosse stato un particolare investigativo eclatante: il corpo era stata abbandonato in un campo nel perimetro dove, tre anni prima, era stato trovato il corpo della piccola Yara Gambirasio, la ginnasta 13enne di Brembate di Sopra. Di Massimo Bossetti, oggi condannato all'ergastolo per l'omicidio della piccola atleta, all'epoca c'era solo il DNA, contrassegnato come ‘Ignoto 1'. In meno di 12 ore, esaminando la tovaglietta sul viso di Lavinia, gli investigatori arrivano all’arresto di Andrea Pizzocolo, 41 anni. Il ragioniere, contabile per la multinazionale Hydronic di Pero (Milano), confessa praticamente subito. “Non volevo" dice "era solo un gioco erotico", ma nella ‘Hunday' color grigio argento del contabile  spunta una scheda di memoria con un video: "Lavinia".

Le perversioni del ragioniere

Non c'è bisogno di torchiare l'accusato, è tutto lì, nelle tre ore di girato estratte con un sapiente montaggio dalle quattro telecamere ad alta risoluzione che Pizzocolo ha installato nella stanza al motel e da una minitelecamera a fibra ottica nascosta nel cinturino del suo orologio. Ore di sesso estremo, sevizie, e infine, la morte di Lavinia. Nelle immagini si vede Pizzocolo torturarla con falli finti, corde per il bondage e poi sorprenderla con una fascetta da elettricista intorno alla gola durante un rapporto orale, strangolandola. La ragazza è ancora viva, sussulta, allora lui le spinge il viso sul cuscino finché non smette di muoversi. Poi smonta il ‘set' e mette in atto la seconda parte del piano.

Contabile di giorno, necrofilo di notte

Lascia l'hotel dove si è registrato sotto falso nome e si dirige verso un altro motel che conosce bene e dove sa di poter raggiungere la stanza direttamente dal garage, trasportando il corpo. Lascia cadere il borsone con l'attrezzatura per le riprese e il corpo di Lavinia nella camera, poi, dopo aver piazzato telecamere ovunque, ha rapporti sessuali con il cadavere. Manovra il corpo di Lavinia come se fosse una bambola, lo sposta, lo piega, ci parla, perfino, deridendolo. Poi, dopo quell'atto turpe e inumano, sposta il corpo della ragazza su un mobile e si addormenta. Il giorno dopo abbandona il cadavere con la salvietta sugli occhi, ma prima, si riprende i 500 euro del compenso.

Sospetto serial killer

Con queste prove in mano gli inquirenti non hanno bisogno di confessioni, anzi. In casa del ragioniere ad Arese trovano 88 fascette da elettricista e due computer con 700 gigabyte di filmati pornografici che ritraggono Pizzocolo che fa sesso con ragazze giovanissime, tutte bianche, molte cinesi e rumene. Di fronte a quella monumentale quantità di materiale gli inquirenti di trovano di fronte a un interrogativo: anche a quelle ragazze è stato fatto del male? Per la stampa Pizzocolo diventa un potenziale serial killer, sospettato anche dell'omicidio di Yara, ma La procura di Lodi, che si trova a dover visionare ore e ore di quel ributtante spettacolo, l'unica certezza è la morte di Lavinia.

Uccisa per uno snuff movie?

Nel conto in banca del ragioniere si scoprono cifre astronomiche, somme incompatibili con uno stipendio da 1800 euro al mese. E allora, l'ipotesi che l'omicidio di Lavinia fosse il soggetto di un filmato destinato al turpe commercio di video proibiti sul web diventa sempre più ingombrante. Era uno snuff movie, ovvero una di quei filmati che mostrano l'agonia di una donna mentre viene torturata e abusata e con cui il ragioniere avrebbe potuto guadagnare molti soldi. Di quest'ipotesi immediatamente fagocitata dai giornali locali, non si trovano riscontri.

Il processo

Pizzocolo in cella sembra rilassato. Ha spiegato con i suoi modi pacifici che non voleva uccidere, che è successo, e lui non ricorda come. La sua difesa punta sulla parziale infermità mentale basata sulla dipendenza dalla droga e sull'ipersessualità. Ai magistrati il ragioniere racconta che quella notte aveva preso cocaina e GBL. Si tratta un solvente industriale il cui commercio è vietato in Italia, perché adoperato come stupefacente nei casi di stupro. Bastano pochi milligrammi per indurre una sonnolenza alla quale segue una successiva perdita di memoria. Non è quello che si vede nel filmato del motel, mostrato al processo – su richiesta del legale di Pizzocolo – addirittura con la moviola,  e dove il ragioniere appare sempre padrone di sé.

Andrea Pizzocolo a Un Giorno in Pretura

Sia in cella che in aula Pizzocolo, è calmo, collaborativo, ma non convince. Non funziona la difesa che punta sulla cocaina e la dipendenza dal sesso, perché la sera in quel maledetto motel il sesso fu solo uno strumento di umiliazione, non di piacere. Come ogni necrofilo, Pizzocolo voleva trasformare Lavinia un oggetto – ‘un giocattolo' come dice, ripresa dalle telecamere di ‘Un giorno in Pretura ‘- la PM, Raffaella Zappatini –  su cui esercitare la propria smania oppressiva.

"L'imputato non si capacita di essere in cella solo per aver ucciso una prostituta romena" – osserva il pm Zappatini – ma il suo futuro – conclude duramente – è in carcere, da oggi fino a quando lo vorrà Dio". La corte, alla fine, riconosce Andrea Pizzocolo, colpevole di tutti i capi d'accusa e lo condanna all'ergastolo.

Oggi, mentre il ragioniere sconta la sua pena, le porte di altri motel di provincia si schiudono su letti bianchi dove lasciare andare la parte più buia di sé.

Lavinia con il suo assassino
Lavinia con il suo assassino
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Giornalista dal 2012, scrittrice. Per Fanpage.it mi occupo di cronaca nera nazionale. Ho lavorato al Corriere del Mezzogiorno e in alcuni quotidiani online occupandomi sempre di cronaca. Nel 2014, per Round Robin editore ho scritto il libro reportage sulle ecomafie, ‘C’era una volta il re Fiamma’.
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