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Truffa rimborsi, Lega: “Ci vogliono impedire di esistere, vogliamo incontrare Mattarella”

Dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Cassazione, la Lega ha fatto sapere di voler interpellare il presidente Mattarella sulla vicenda: “La Lega non ha paura, c’è clima di grande tranquillità e serenità anche se c’è la consapevolezza che ci vogliono impedire di lavorare ed esistere”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Per il ministro degli Interni Matteo Salvini si tratta di una sentenza "politica". La Cassazione ha chiesto che vengano recuperati 49 milioni dalla Lega per la truffa sui rimborsi elettorali , con una sentenza dello scorso 12 aprile, le cui motivazioni sono state rese note ieri. I giudici hanno dato ragione ai pm, che avevano chiesto il sequestro dei conti anche per le somme di denaro che in futuro potrebbero confluire nelle casse del partito. Per questa vicenda il tribunale di Genova ha condannato un anno fa Umberto Bossi e l'ex tesoriere Belsito.

Adesso la Lega ha richiesto un incontro con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, non appena tornerà dalla visita in Lituania: "Si tratta di un gravissimo attacco alla democrazia – attaccano i leghisti – per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Un'azione che non ha precedenti in Italia e in Europa".

"Si tratta – fanno sapere – di un attacco alla Costituzione perché si nega il diritto a milioni di italiani di essere rappresentati. È una sentenza politica senza senso giuridico. La Lega non ha paura, c'è clima di grande tranquillità e serenità anche se c'è la consapevolezza che ci vogliono impedire di lavorare ed esistere".

Per il titolare del Viminale, secondo quanto ha dichiarato ieri, questa sentenza mira a delegitimare il suo partito e l'operato del governo: "Buon lavoro ai giudici. Chi parla di soldi rubati viene querelato e chi mi tira in ballo viene querelato, perché sulla mia onestà non transigo", si è difeso Salvini, che ha aggiunto: "Sequestrano quello che non c’è, è un processo chiaramente politico che riguarda fatti di dieci anni fa".

Arriva la risposta del Consiglio superiore della magistratura, organo presieduto dal Capo dello Stato: a Palazzo dei Marescialli si è tenuto un confronto al termine del Plenum, durante il quale, a quanto si apprende, è stata espressa "seria preoccupazione" per le parole e i toni utlizzati dalla Lega, che vengono ritenuti "non accettabili". 

Secca la contro-replica del Carroccio: "Solo in Turchia, nei tempi moderni, un partito democratico e votato da milioni di persone è stato messo fuorilegge attraverso la magistratura". 

Per il Pd, e in particolare per il deputato Michele Anzaldi, la richiesta di un incontro con il presidente della Repubblica sarebbe inopportuna: "Se fossero confermate le pressioni della Lega per chiedere un incontro nientemeno che al presidente Mattarella sulla sentenza della Cassazione, a proposito dei 49 milioni da restituire ai cittadini, saremmo di fronte ad un caso grave e senza precedenti di invasione delle competenze costituzionali: che c'entra tirare il ballo il presidente della Repubblica con una sentenza giudiziaria, peraltro del massimo organo della nostra giurisdizione?"– ha scritto il deputato su Facebook – "Abbiamo già assistito al vergognoso assalto di Di Maio e del Movimento 5 stelle contro il Colle durante i giorni della formazione del Governo, il Quirinale deve essere tenuto al riparo da questioni che nulla hanno a che vedere con le sue prerogative, in una confusione di ruoli e di poteri che danneggia il nostro ordinamento. E' opportuno che sia il vicepremier e leader della Lega Salvini, sia il presidente del Consiglio Conte smentiscano un'intenzione del genere. La Lega, invece di alimentare disordine istituzionale e gridare al complotto, faccia chiarezza in piena trasparenza".

"Se confermata, l'indiscrezione che la Lega vorrebbe chiedere l'intervento del presidente della Repubblica lamentando un ‘attacco alla democrazia', è di una gravità inaudita". A dirlo è Franco Vazio, vice-presidente della Commissione Giustizia della Camera: "Il presidente della Repubblica è non solo un organo neutrale ma anche il presidente del Consiglio superiore della magistratura. Chiamarlo in causa, rappresenta dunque una doppia e gravissima mancanza di rispetto istituzionale. In che cosa consisterebbe l'attacco alla democrazia di cui vaneggiano? Nel fatto che la magistratura sta facendo il suo lavoro? Se proprio devono chiedere l'incontro con qualcuno, si presentino dai magistrati genovesi per spiegare che fine hanno fatto i soldi spariti dai conti della Lega. Ma il presidente della Repubblica non devono tirarlo in ballo".

Critico anche l'ex presidente dell'Anm Eugenio Albamonte: "E' fuori da qualsiasi parametro costituzionale il tentativo da parte della Lega di coinvolgere il Presidente Mattarella in una vicenda giudiziaria che la riguarda. Sembra di tornare al passato – ha aggiunto – quando la fibrillazione tra politica e magistratura era all'ordine del giorno e non ha mai portato a nulla di buono". 

Per il segretario reggente del Pd Maurizio Martina è grave che non ci sia stato alcuna presa di posizione da parte del Movimento Cinque Stelle: "C'è un assordante silenzio grillino in queste ore sui 50 milioni di euro pubblici che la Lega deve restituire agli italiani. Dove sono i tromboni della morale a cinque stelle? Sono in silenzio perché per loro il potere è più forte della verità ora", ha detto oggi, a margine dell'inaugurazione del Circolo del Pd di Secondigliano, a Napoli.

L'intervento del Pm di Genova: "Non è processo politico"

"Non si tratta di un processo politico. Come non lo sono i procedimenti fatti dalla procura di Genova per fatti che coinvolgevano esponenti di altri partiti. Qui è parte civile il Parlamento italiano", è questo il commento del procuratore di Genova Francesco Cozzi "Si tratta solo di problemi tecnici, procedurali. Per questo ci siamo rivolti alla Cassazione, perché i nostri uffici seguono la vicenda esclusivamente sotto un profilo tecnico".

Di Maio minimizza

"É una sentenza che non mi crea nessun imbarazzo, non riguarda la Lega di Salvini ma quella di Bossi e del suo cerchio magico. Ma è una sentenza va rispettata". Così il vicepremier Luigi Di Maio ha commentato la decisione della Cassazione. "Ricordo che con la Lega abbiamo stipulato un contratto di governo – ha aggiunto Di Maio – che prevede di fare insieme delle norme anticorruzione".

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