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Opinioni

Tra i due litiganti Silvio perde (ma gode)

Berlusconi flop da Vespa: si mette male. Ma l’ex premier sa che lunedì si valuterà il duello Grillo-Renzi. E Brunetta già parla di dimissioni di Matteo….
A cura di Carlo Tarallo
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La campagna elettorale più difficile della sua vita. E anche la più facile. Silvio Berlusconi sta per lasciarsi alle spalle un mese incredibile. La sua “agibilità” politica, compromessa dall’affidamento ai servizi sociali, gli ha impedito di partecipare a comizi e manifestazioni di piazza in giro per l’Italia. Il leader di Forza Italia si è affidato alle tv, invase in maniera massiccia. Ma gli ascolti della puntata di ieri sera di “Porta a Porta”, dove è stato protagonista, sono impietosi: 1 milione 515mila spettatori, lo share al 10,79% nella parte con l'ex presidente del Consiglio. Lunedì scorso (stessa ora) Beppe Grillo aveva invece incassato 4 milioni 276mila spettatori con una share del 26,88%. Le cose si mettono male, ma a Palazzo Grazioli non c’è la tensione che ti aspetti.

Il 20% è lontano ma i voti berlusconiani finiranno a Grillo: tentazione “spallata” a Renzi – La soglia minima del 20%, obiettivo che Berlusconi è riuscito ad “autoimporre” all’opinione pubblica nonostante sia già di per sé estremamente negativo, forse sarà raggiunto, forse no. Ma Berlusconi sa bene, molto bene, che lunedì prossimo i giornali, le tv, la rete, parleranno poco del risultato di Forza Italia. I mirini degli osservatori sono puntati sul duello tra Beppe Grillo e Matteo Renzi. Ecco perché, in fondo, Silvio non si strapperà certo i costosissimi capelli trapiantati se il suo partito finirà sotto il 20%.

Anche perché gli esperti di flussi elettorali gli hanno confermato quello che lui stesso sapeva e sa benissimo: i voti in libera uscita da Forza Italia finiranno solo in minima parte al Nuovo Centro Destra, alla Lega, a Fratelli d’Italia o al Pd. Per la maggior parte andranno al M5S. La voce, tra gli elettori soprattutto di destra, corre. La tentazione è forte.

L’elettorato berlusconiano più “duro” ha percepito lo scarso impegno del leader, ha colto al volo i segnali lanciati da Arcore, all’insegna del “queste elezioni contano poco, ci prepariamo alle prossime politiche” ed è tentato dal voto a Beppe Grillo per dare la spallata al governo Renzi. In queste ultime ore il fenomeno è in grande espansione. E Berlusconi e i suoi più stretti collaboratori sono pronti a prendere la palla al balzo.

Brunetta prepara il terreno: “Se vince Beppe, Renzi a casa” – "Se Grillo avanzerà – attacca oggi Renato Brunetta, capogruppo di FI alla Camera – se riuscirà ad andare oltre i voti delle politiche, la missione di Renzi deve considerarsi finita e si dovrà dimettere. Subito dopo dovranno esserci al più presto le elezioni con il proporzionale, ovvero con la legge che abbiamo, visto che ogni altra legge fatta da questo parlamento sarebbe illegittima”.

Non solo: "Se Forza Italia – aggiunge Brunetta, mettendo le mani avanti – prende il 17% avremo confermato i nostri voti, con un decimale oltre il 18% saremo fra i vincitori delle europee. Alle politiche dello scorso anno abbiamo preso il 21,7%, ma avevamo dentro anche Alfano che spero che prenderà il 3,9%. Quindi se saremo attorno al 17% avremo confermato i nostri voti, oltre il 18% li avremo aumentati. Se supereremo il 20% saremo tra i vincitori". E Renzi? “Il Pd è al governo e si è cannibalizzato Sel. Per vedere l'effetto Renzi dovrebbe prendere il 35%, se fosse al 30% sarebbe stazionario”.

Larghe intese per sempre: il sogno di Silvio (e Marina) – E’ questo il piano “B”, dove B sta ovviamente per Berlusconi. Elezioni con il proporzionale significano larghe intese più o meno eterne, visto che stavolta M5S verrà considerato fuori dal “moderno arco costituzionale” e con Renzi al comando del Pd non ci saranno tentativi di alleanza “alla Bersani”. Il terreno è pronto: nessun vincitore, una nuova alleanza tra Pd, Forza Italia e partitini centristi con Matteo premier. Una riedizione del pentapartito, con Grillo all’opposizione eterna. Una soluzione alla quale si potrebbe arrivare anche senza elezioni anticipate, ma attraverso una crisi di governo pilotata e tutta parlamentare. Un boom di Beppe Grillo e un risultato deludente di Angelino Alfano spalancherebbero le porte al Renzi-bis, con l’appoggio esterno di Forza Italia. O, addirittura, con una alleanza politica vera e propria già dal primo istante. E allora per Marina Berlusconi ci sarebbe tutto il tempo (fino al 2018) per plasmare Forza Italia a sua immagine e somiglianza, prima delle prossime politiche.

O scende la soglia o addio Italicum – Politiche che, se si svolgessero con l’Italicum, vedrebbero il centrodestra con un colpo solo a disposizione: la vittoria al primo turno. Il ballottaggio sarebbe una battaglia impossibile. Ieri da Vespa, Berlusconi ha detto chiaro e tondo che l’Italicum si approva se la soglia per la vittoria immediata scende di nuovo al 35%, dal 37% attualmente previsto. Una quota che giudica alla portata della riedizione della Casa delle Libertà che ha in mente.  In ogni caso, quella che si chiude domani è stata la campagna elettorale più strana del ventennio berlusconiano. Quella durante la quale Silvio ha trasformato il “terzo posto” al quale stavolta è inchiodato in una opportunità. Quella di godere, in ogni caso, tra i due litiganti.

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