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Terremoto in Centro Italia del 18 gennaio 2017

Terremoto Centro Italia, è inagibile una casa su due secondo il rapporto sui crolli

Nella zona compresa tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo la metà delle abitazioni colpite dai terremoti degli ultimi mesi non sono più abitali. Curcio (Protezione Civile): “Numeri mai visti, situazione più tragica che a L’Aquila”.
A cura di Ida Artiaco
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Una casa su due non può essere abitata a causa delle lesioni causate dagli eventi sismici degli ultimi mesi. È quanto emerge dal rapporto sui crolli effettuato nella zona del Centro Italia, compresa tra Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria, colpita dai terremoti cominciati con quello devastante del 26 agosto scorso. Stando ai numeri divulgati dalla Protezione Civile, si tratta di stime ottenute sulla base degli esiti di 92.058 controlli sulle abitazioni private nei più dei 300 Comuni del cratere. Di questi, ben 52 hanno delle aree rosse, cioè completamente inagibili e inaccessibili.

Secondo le stime dell'Anci, le case a rischio dopo i due terremoti sono circa 300mila, di cui almeno 150mila risultano lesionate. "Sono numeri mai visti. A L'Aquila i controlli erano stati 75mila, nel terremoto del Veneto-Emilia Romagna ci eravamo fermati a 42mila", ha spiegato Francesco Curcio, capo della Protezione Civile, come riporta il quotidiano La Repubblica. Al momento, le abitazioni sicure sono 47.105, 32.150 quelle completamente inabitabili e 12.332 quelle in cui non si può vivere perché hanno bisogno di lavori o perché le strade circostanti non sono messe in sicurezza.

Insomma, una situazione che continua ad essere difficile per tutti i residenti del Centro Italia, che a sei mesi dalla prima, violenta scossa sono ancora costretti a vivere chi in strada, nelle proprie auto, chi appoggiandosi ad amici e parenti o vivendo all'interno degli alloggi messi a disposizione dalla Protezione Civile. Intanto, continua l'impegno dei sindaci per risolvere quanto prima una situazione ormai insostenibile. "I dati della Protezione civile dicono che ha l'89 per cento di case fuori uso – ha dichiarato Alessandro Gentilucci, primo cittadino di Pieve Torina -, eppure siamo strozzati dalla burocrazia: per sistemare i nostri commercianti abbiamo dovuto aspettare quattro mesi e due decreti, tutto è rallentato, le istituzioni ci devono chiarire se siamo in emergenza oppure no".

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