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Tav, Luigi Di Maio non va al cantiere di Chiomonte: “Soldi vanno spesi per opere più urgenti”

Lega e M5S restano divisi sulla Torino-Lione. Mentre Salvini è atteso oggi al cantiere Tav di Chiomonte, Di Maio ha fatto sapere che non lo visiterà: “La spesa del Tav può essere benissimo dirottata sulla metropolitana di Torino o sull’autostrada Asti-Cuneo. Lasciamo i soldi a quel territorio ma investiamoli per cose prioritarie”
A cura di Annalisa Cangemi
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Mentre Matteo Salvini è atteso oggi al cantiere Tav di Chiomonte, Luigi Di Maio ha fatto sapere che non ha in programma una visita: "Non vado a Chiomonte visto che lì non è stato scavato ancora un solo centimetro: c'è solo un tunnel geognostico. Per me il cantiere di Chiomonte non è un'incompiuta ma una mai iniziata". La posizione del M5S rimane distante dalla Lega: "La spesa del Tav può essere benissimo dirottata sulla metropolitana di Torino o sull'autostrada Asti-Cuneo. Lasciamo i soldi a quel territorio ma investiamoli per cose prioritarie". Il vicepremier Salvini arriverà invece a Chiomonte per le 11: "Sono e rimango convinto che sia più utile farla che non farla. Il progetto si può aggiornare – ha ribadito – perché ci sono spese che possono essere eccessive, come la mega stazione di Susa, ma l'Italia non può essere isolata in Europa".

Ieri il Parlamento di Strasburgo ha votato una risoluzione non vincolante che riconosce come presidente legittimo del Venezuela Guaidó. Ma sia il M5S sia la Lega si sono astenuti: "Il cambiamento lo decidono i venezuelani: noi siamo dalla parte della pace e della democrazia quindi dobbiamo creare i presupposti per favorire nuove elezioni", ha detto il vicepremier Luigi Di Maio replicando al presidente autoproclamato, che ha lanciato un appello all'Italia affinché riconosca il cambiamento.

"Evidentemente c'è una scarsa conoscenza di ciò che sta accadendo. Invito il sottosegretario agli esteri a informarsi, un'altra Libia qui non è possibile", ha detto questa mattina Juan Guaidó, rispondendo al Tg2 ad una domanda sulle parole pronunciate ieri da Manlio Di Stefano, il quale ha evidenziato il rischio che il Venezuela diventi la nuova Libia: "Invitiamo l'Italia a fare la la cosa corretta perché i giorni qui si contano in vite che si perdono", ha detto Guaidó sottolineando l'importanza del riconoscimento da parte del Parlamento Ue.

"Visto e considerato che siamo già stati scottati in questi anni da interventi di ingerenze Di Stati occidentali in altri Stati, non vogliamo assolutamente arrivare al punto di riconoscere un soggetto che non è stato votato dal popolo come presidente della Repubblica. Al netto che non riconosciamo neanche Maduro – ha ribadito Di Maio – Su questo l'Italia continua a sostenere una azione diplomatica e di mediazione con gli altri Stati per arrivare a un processo che porti a nuove elezioni ma senza ultimatum".

Il capo del Movimento Cinque Stelle è tornato ancora a parlare di Banca Carige: "La parola spetta al Parlamento ma mi auguro che il decreto venga modificato, migliorato e si possano mettere anche delle norme antifurbetti delle banche all'interno del dl. Mi auguro che con la nuova Commissione d'inchiesta sulle banche venga avviata una seria inchiesta sul caso Carige. Non so se interverremo ma se mettiamo dei soldi, la banca diventerà dei cittadini", ha detto il vicepremier rispondendo ad una interrogazione in Parlamento. "In passato i soldi andavano solamente a coprire chi aveva creato il danno. Noi eviteremo che questo pesi sui lavoratori e i cittadini del territorio. I risparmiatori non dovranno pagare le colpe dei manager – ha aggiunto – Ai responsabili chiederemo di restituire i mega-bonus visto il disastro che hanno creato".

La crisi della Carige è dovuta secondo Di Maio alla "gestione scellerata non solo per l'incompetenza dei manager ma anche per le commistioni della politica". Quindi ha parlato di "segreto di Pulcinella" con "vecchia politica e banche andate a braccetto". Ha citato Alessandro Scajola, fratello dell'ex ministro, Luca Bonsignore, figlio di un ex eurodeputato, Giovanni Marongiù, sottosegretario di Prodi, e Alberto Repetto, parlamentare dell'Ulivo. Delle persone indicate Di Maio ha ricordato i ruoli svolti nell'istituto, tra cui quelli di consiglieri d'amministrazione e di direttore generale. "Nei periodi in cui si sono create le maggiori sofferenze – ha detto Di Maio – giocavano a fare i banchieri. Lo si capisce dalle operazioni temerarie. Per lungo periodo – ha proseguito il vice premier – Carige ha assunto rischi molto alti su numerose operazioni discutibili. Perdite su crediti per diversi miliardi. Tra questi troviamo: un debito 450 milioni per i finanziamenti erogati al Gruppo Messina; 250 milioni concessi con estrema leggerezza al Parco degli Erzelli, una cittadella tecnologica fortemente voluta dalla politica ligure realizzata solo a metà sulla collina di Cornigliano; 35 milioni per un mutuo concesso al gruppo Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone; 20 milioni al gruppo che fa capo Beatrice Cozzi Parodi. Prestiti o fidi, in parte sanati ma che hanno provocato sofferenze alla banca, sono stati erogati ad alcune società riconducibili al dottor Enrico Preziosi e alla Prelios che faceva capo a Pirelli Re, del gruppo Pirelli. Oggi sono qui – ha detto il ministro – non solo per fare i nomi ma guardando al futuro ci sono cose che faremo per spezzare questo legame deleterio tra partiti e banche". 

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