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Stop alla produzione pandori in Melegatti: “Al supermercato costerebbero meno del pane”

Dopo la campagna per salvare l’azienda, Melegatti ha sfornato l’ultimo pandoro del 2017 e avviato la cassa integrazione in attesa del piano di ristrutturazione del debito e dell’accordo con i creditori per poter riaprire.
A cura di Antonio Palma
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Quello che in tanti avevano descritto come il miracolo di Natale con la ripresa della produzione di pandori nello stabilimento di San Giovanni Lupatoto, purtroppo è finito, almeno per il momento.  Questa mattina infatti la Melegatti ha sfornato l’ultimo pandoro del 2017 e nonostante il salvataggio in extremis da parte del fondo maltese Abalone che ha versato 6 milioni di euro, nell’azienda di panettoni e pandori di Verona è scattata già la cassa integrazione. Uno stop in realtà già deciso in precedenza e confermato nonostante le richieste dei lavoratori che con impegno e abnegazione in questi giorni avevano chiesto a gran voce di tornare a produrre.

Per la società infatti la produzione da ora in poi rischiava di essere in perdita in quanto i pandori sarebbero arrivati sugli scaffali troppo a ridosso delle feste natalizie o anche dopo Natale quando i prezzi crollano e i panettoni costano meno del pane. A preoccupare ora i lavoratori, che in assemblea a malincuore hanno dato il via libera a un nuovo giro di cassa integrazione fino alla Befana in quanto le ferie sono state consumate obbligatoriamente prima, è il non riuscire più riprendere la produzione nemmeno per le feste di  Pasqua. Anche se si tratta di Cig ordinaria, cioè per situazioni di breve durata e natura transitoria, Melegatti infatti è tutt'altro che  uscita dalla crisi.

L'obiettivo primario ora è procedere con il piano di ristrutturazione del debito, quel passivo che ha messo in ginocchio l'azienda che si è venuta a trovare in una situazione di mancanza di liquidità. I tempi sono stretti: 120 giorni a partire dal 7 novembre scorso, cioè da quando è stata depositata in tribunale a Verona la proposta, più due mesi di eventuale proroga. Le fasi dettate dal tribunale prevedono che la Melegatti presenti un piano di rientro dei debiti pensato per ciascun creditore. Il piano poi va accettato entro la scadenza prevista. Dal patto dipende la possibilità di evitare il fallimento e continuare a produrre con la liquidità messa disposizione dallo stesso fondo maltese che ha promesso altri dieci milioni per i dolci pasquali, in caso contrario sarà fallimento

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