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Melegatti chiude? La favola di Natale salva l’azienda, ma resta il rischio cassa integrazione

Oltre 1,5 milioni i pandori venduti dopo la crisi grazie ad una valida campagna sui social network. Ma potrebbe non bastare, in quanto i prodotti arriverebbero sugli scaffali dei supermercati troppo tardi per le vendite natalizie. 300 i lavoratori a rischio.
A cura di Biagio Chiariello
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In molti hanno parlato di miracolo di Natale. Ma è molto probabile che a Pasqua ce ne vorrà un altro. Melegatti è salva grazie al fondo maltese Abalone che ha versato 6 milioni per far ripartire la produzione in vista delle feste invernali e alla campagna sui social network che ha portato alla vendita di circa 1.5 milioni di panettoni e pandori. Buone notizie per i 90 dipendenti fissi e per i 225 stagionali dell’azienda veronese? . Melegatti infatti ha chiesto la cassa integrazione per una parte dei propri lavoratori. motivandola con il ritardo nella distribuzione: nonostante i forni dello storico stabilimento di San Giovanni Lupatoto lavorino a ritmo serrato per soddisfare i clienti, avviare la produzione adesso porterebbe a consegnare i prodotti troppo a ridosso del Natale, quando ormai tutte le famiglie hanno già comprato il proprio panettone/pandoro e i commercianti cominciano ad applicare gli sconti del periodo con l’intenzione di sgombrare i magazzini.

Di nuovo al lavoro. Melegatti, il Pandoro dal 1894. #melegatti #pandoro

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“La risposta dei clienti è stata ottima e l’obiettivo è stato centrato: è stato dimostrato che questo è un prodotto fantastico, dal marchio fortissimo”, così Luca Quagini, nuovo direttore generale di Melegatti, al Corriere del Veneto, ha commentato il boom delle vendite grazie ai social. “Il prossimo obiettivo? Ottenere l’autorizzazione per procedere con il piano di produzione per Pasqua. Una risposta che ci arriverà sicuramente prima della fine del 2017”, continua Quagini, intenzionato a sfruttare il periodo favorevole e a puntare tutto sulle colombe realizzate ogni anno dall’azienda veronese.

Ma potrebbe non bastare per risollevare economicamente l'azienda. Ora i rappresentanti dei lavoratori chiedono di tenere le assemblee per aggiornarsi sulla situazione. "Non possiamo nascondere che questa nuova richiesta di cassa integrazione ci ha spiazzato. Contavamo che i lavoratori potessero passare direttamente a lavorare per la campagna delle colombe pasquali. Vigileremo con grande attenzione sulle prossime scelte dell'azienda — dice Maurizio Tolotto della Fai Cisl di Verona al Corriere del Veneto —. Il fatto di lasciare tanti ordini insoddisfatti lascia anche ai lavoratori un grande senso di frustrazione".

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